I violenti scontri odierni con morti e feriti a Jenin tra l’Esercito israeliano e la Jihad Islamica manovrata da Teheran dimostrano come l’Iran stia cercando di soffiare sul fuoco anche in Cisgiordania. E’ solo di ieri il viaggio del capo di Hamas nella capitale iraniana, e di pochi giorni fa la visita del leader della Jihad Islamica all’Ayatollah Khamenei. I media del regime iraniano continuano a dichiarare che Israele è ora più debole, e che Hamas, Hezbollah e Jihad Islamica possono accerchiarlo e destabilizzarlo. Ma la vera preoccupazione di Israele è che il nuovo accordo parziale non scritto fra Washington e Teheran sul programma nucleare, senza passare dall’autorizzazione del Congresso americano, sia stato ideato dall’amministrazione del Presidente Biden per evitare un’escalation nei rapporti con l’Iran – come sta facendo con la Cina – dato che l’atteggiamento verso Teheran è divenuto più ostile anche tra i rappresentanti democratici da quando l’Iran ha fornito droni alla Russia e ha soffocato nel sangue le proteste interne. Con questo trattato Washington intende soprattutto bloccare ogni ipotesi di attacco israeliano alle centrali atomiche iraniane. Netanyahu ha però affermato che un accordo, soprattutto non siglato, non impedirà a Teheran di ottenere la bomba atomica e non fermerà Gerusalemme dall’attaccare l'Iran. Il premier israeliano sa però che deve evitare di inasprire i rapporti con l’alleato americano. Innanzitutto perché non può impedire l’accordo; e poi perché ha bisogno degli Stati Uniti per includere l’Arabia Saudita tra gli Stati che hanno normalizzato le relazioni diplomatiche tramite gli Accordi di Abramo.
Massimo Caviglia