Probabilmente il più importante summit dell'Alleanza Atlantica dalla fine della Guerra Fredda. Definitivamente spazzata via – con il conflitto in Ucraina - l'illusione della “Fine della storia”; disarticolato il precedente ordine globale. E non è certo un caso l'arrivo nella Capitale iberica di leader di Paesi rivali della Cina nel più strategico dei quadranti: l'Indo-Pacifico. Ma la sfida più immediata è rappresentata dalla Russia; come ribadito anche nel G7 in Germania: prologo del vertice madrileno. Il futuro dispiegamento di oltre 300.000 unità di forze ad “alta prontezza”, conferma una riacquisita centralità della NATO nel Vecchio Continente; con quella che è de facto una nuova cortina di ferro: dal Baltico al Mar Nero. Dispositivo che potrebbe essere ulteriormente rafforzato dagli ingressi di Svezia e Finlandia: determinate a superare le riserve della Turchia; Biden ha detto di aspettarsi “decisioni storiche”. Si vedrà nelle prossime ore.
Al momento fuori discussione, invece, un confronto militare diretto con Mosca. Vari analisti parlano ormai da tempo di uno schema di “proxy war”, con un appoggio massiccio alle forze di Kiev, per fiaccare quanto possibile la Russia. Che tuttavia nel Donbass continua ad avanzare. Dopo Severodonetsk, nel mirino, la vicina Lysychansk: ultimo fazzoletto dell'Oblast di Luhansk ancora in mano ucraina. Duri combattimenti nella zona industriale, accompagnati da una manovra di accerchiamento che pare inesorabile. Fonti pro-russe parlano di un attraversamento del fiume Donec: barriera naturale preziosa, per le forze ucraine. Che rischiano ora di rimanere chiuse in una “sacca”; poiché l'unico “corridoio” ancora disponibile per ricevere approvvigionamenti – o per un eventuale ripiegamento verso la linea Siversk-Bakhmut – sarebbe ormai sotto il tiro delle onnipresenti artiglierie russe.
Salito a 20 morti, intanto, il bilancio dell'attacco missilistico di ieri su Kremenchuk, che aveva provocato un vasto incendio in un centro commerciale. “La Russia deve essere riconosciuta come Stato sponsor del terrorismo”, ha tuonato Zelensky. Accuse respinte da Mosca. L'obiettivo – ha dichiarato il Ministero della Difesa – era un deposito in cui erano stoccate armi inviate dall'Occidente. Le fiamme si sarebbero poi propagate al vicino mall, che ieri – stando a questa ricostruzione – “era chiuso”. Reazione definita “disgustosa” dal Ministro agli Esteri ucraino Kuleba.