Khashoggi è deceduto in seguito ad una colluttazione all'interno della sede diplomatica. Questa la stringata versione dei fatti divulgata dalla TV saudita. Un alto funzionario del Regno – citato dal New York Times – ha aggiunto che il giornalista avrebbe tentato di fuggire dal Consolato, e iniziato a urlare; uno dei presenti – a quel punto – lo avrebbe preso per il collo finendo per strangolarlo. Una morte accidentale – insomma – che assolverebbe il principe ereditario Mohammed bin Salman, ritenuto invece – da molti – l'autentico “regista” dell'operazione. Un'ammissione – quella di Riad -, ritenuta però soddisfacente a Washington: che ha nell'Arabia Saudita un alleato strategico nel quadrante mediorientale. “La spiegazione – ha dichiarato il Presidente Trump – è credibile; è un buon primo passo”. E poi l'invito di prammatica a fare giustizia con rapidità. In questo senso è già stato disposto l'arresto di 18 persone, e la rimozione dall'incarico di Ahmed al Asiri: uomo di punta dei servizi segreti. La pressione sui sauditi – del resto – si era fatta insostenibile: proprio ieri il Ministro agli Esteri turco Cavusoglu aveva dichiarato come Ankara fosse in possesso di “informazioni e prove”, e che sarebbero stati divulgati i risultati dell'inchiesta. Poi una telefonata fra Erdogan e re Salman, che avrebbe portato – forse – alla chiusura del dossier, non è ben chiaro a quale prezzo. Devastante, in ogni caso, l'impatto di questa vicenda sull'immagine del Regno; già compromessa dalla sanguinosa guerra portata avanti nello Yemen. Su quanto avvenuto ad Istanbul, peraltro, restano non poche ombre. Come spiegare, infatti, l'invio al Consolato di un team di agenti, comprendente anche un medico legale, una volta avvertiti della visita di Khashoggi? E che fine ha fatto il corpo del giornalista? Su questo punto erano circolati dettagli agghiaccianti, seppur non confermati. Difficile, infine, ritenere che al Asiri – fedelissimo di Mohammed bin Salman – avesse dato disposizioni tenendo all'oscuro il principe ereditario.
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