Dopo la firma dell'accordo Abraham tra Emirati Arabi ed Israele, la tensione nel Golfo sta salendo e si sta delineando, sempre più netto, un fronte compatto anti-Iran e anti-Turchia.
A partire dallo Yemen dove i ribelli Houti, sostenuti da Tehran, hanno lanciato missili nel Sud della provincia saudita di Jizan, ferendo cinque civili, mentre il Presidente Rabbo Mansour Hadi, appoggiato dalla coalizione araba a guida saudita, ha chiesto un incontro d’emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per discutere dell’offensiva che gli Houthi hanno sferrato contro la provincia di Marib, ad Est della capitale Sana’a. A poco è valso finora l'ennesimo appello dell'inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen, Martin Griffiths, che invita le due fazioni a raggiungere una tregua.
Sul fronte Iran, dopo che gli Stati Uniti hanno ripristinato unilateralmente le sanzioni Onu contro Tehran, sostenendo che il Paese non abbia rispettato gli impegni presi sul nucleare, anche da Ryad è arrivata l'accusa, ribadita da Re Salman durante la 75esima Assemblea generale delle Nazioni Unite in corso in questi giorni: Iran e Turchia sono "trasgressori seriali" degli embarghi sulle armi dell'Onu, ha dichiarato l'ex ambasciatore dell'Arabia Saudita negli Stati Uniti, il principe Turki Al Faisal, riferendosi all'appoggio iraniano ai ribelli in Yemen e a quello del Presidente Erdogan al primo ministro al-Sarraj in Libia.
In particolare gli Emirati, in questo momento si trovano in conflitto aperto con Ankara e vedono nel Paese un attore minaccioso per il Medio Oriente. Dall'interruzione dei rapporti diplomatici con il Qatar, nel 2017, la Turchia è infatti il Paese islamico che più di tutti si è avvicinato a Doha e si è intromesso negli equilibri del Golfo. La tensione tra Abu Dhabi ed Ankara, aggravata dallo scontro in Libia, non è mai stata tanto alta: i collegamenti aerei tra i due Paesi, con il Covid-19, non sono più stati ripristinati e la Turchia, in questo momento, qui preoccupa più dell'Iran.
E se il presidente Trump aveva indicato il Kuwait come uno dei prossimi Paesi del Golfo a normalizzare le relazioni con Israele, per ora l'emiro ha fatto sapere che la propria posizione rimane, prima di tutto, a fianco del popolo palestinese. Con la neutralità dell'Oman e il tacito benestare dell'Arabia Saudita, al momento sembra che l'accordo Abraham, oltre al Bahrein, non troverà l'appoggio di nessuna altra monarchia del Golfo.
Elisabetta Norzi