"Come Noè, abbiamo bisogno di entrare insieme in una unica arca che possa solcare le tempeste del mondo, l'arca della fratellanza". E' partito da questa immagine Papa Francesco, nel suo discorso pronunciato questa sera al Founders Memorial di Abu Dhabi, in occasione dell'incontro interreligioso sulla Fraternità Umana organizzato dal principe ereditario Mohamed bin Zayed al Nahyan. Un forte messaggio di pace, una condanna della guerra e della violenza, un invito al dialogo e alla collaborazione, quello del Papa, che si è concluso con la firma di un documento congiunto che incoraggia le relazioni fraterne e la fine dei conflitti, siglato da Papa Francesco e dal grande Imam Ahmed Al Tayeb. A margine della fastosa accoglienza riservata a questa storica visita del Papa negli Emirati Arabi, l'incontro tra Bergoglio e Al Tayeb è stato al centro della giornata di oggi e rafforza la volontà del Vaticano di proseguire il dialogo con l'Islam sunnita, iniziato già nel 2016, quando ricominciarono i colloqui con l’Università al Azhar del Cairo, uno dei principali centri d'insegnamento religioso del mondo sunnita e voce dell'Islam moderato, del quale Al Tayeb è appunto Imam e Rettore.
Il Papa, nel suo discorso, ha poi condannato ogni forma di violenza e di strumentalizzazione delle religioni, evocando un'altra immagine, quella del deserto che fiorisce, e soffermandosi su quello che ha definito un capitolo non più rimandabile: contribuire attivamente alla smilitarizzazione, fermare la corsa agli armamenti, le politiche aggressive. “La fratellanza umana – ha sottolineato - esige da noi rappresentanti delle religioni, il dovere di bandire ogni sfumatura di approvazione nella parola guerra”. E qui ha citato le conseguenze dei conflitti in corso in Yemen, Siria, Libia, Iraq, incoraggiando a non arrendersi al diluvio della violenza.
Come da programma, in mattinata il Papa ha invece incontrato le istituzioni emiratine, al Palazzo Presidenziale, dove ha parlato privatamente con il principe ereditario al Nahyan: "Abbiamo discusso di promuovere la cooperazione, consolidare il dialogo, la tolleranza, la coesistenza umana e di importanti iniziative per raggiungere la pace, la stabilità e lo sviluppo per i popoli e le società", ha twittato così il principe dopo l'incontro, durante il quale ha regalato al Papa l'atto notarile, datato 22 giugno 1963, con la donazione della terra per la costruzione della prima chiesa negli Emirati Arabi. Ora l'attesa è tutta per la messa di domani mattina.
Elisabetta Norzi
Il Papa, nel suo discorso, ha poi condannato ogni forma di violenza e di strumentalizzazione delle religioni, evocando un'altra immagine, quella del deserto che fiorisce, e soffermandosi su quello che ha definito un capitolo non più rimandabile: contribuire attivamente alla smilitarizzazione, fermare la corsa agli armamenti, le politiche aggressive. “La fratellanza umana – ha sottolineato - esige da noi rappresentanti delle religioni, il dovere di bandire ogni sfumatura di approvazione nella parola guerra”. E qui ha citato le conseguenze dei conflitti in corso in Yemen, Siria, Libia, Iraq, incoraggiando a non arrendersi al diluvio della violenza.
Come da programma, in mattinata il Papa ha invece incontrato le istituzioni emiratine, al Palazzo Presidenziale, dove ha parlato privatamente con il principe ereditario al Nahyan: "Abbiamo discusso di promuovere la cooperazione, consolidare il dialogo, la tolleranza, la coesistenza umana e di importanti iniziative per raggiungere la pace, la stabilità e lo sviluppo per i popoli e le società", ha twittato così il principe dopo l'incontro, durante il quale ha regalato al Papa l'atto notarile, datato 22 giugno 1963, con la donazione della terra per la costruzione della prima chiesa negli Emirati Arabi. Ora l'attesa è tutta per la messa di domani mattina.
Elisabetta Norzi
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