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Proteste in Iran: ancora condanne a morte, nominato nuovo capo della Polizia

Altri due manifestanti sono stati uccisi. E Teheran invia un messaggio chiaro agli Usa

7 gen 2023
Continua la repressione nel sangue in Iran
Continua la repressione nel sangue in Iran

Continua la repressione nel sangue in Iran: altri due manifestanti sono stati giustiziati. Facevano parte di un gruppo di 16 persone arrestate per l'uccisione di un paramilitare. Erano scesi in piazza dopo la morte di Mahsa Amini. Cinque di loro sono stati condannati a morte e 11 – tra cui tre minorenni – dovranno scontare pene detentive fino a 25 anni.

Intanto, la guida suprema Ali Khamenei ha nominato l'ex Pasdaran, Ahmadreza Radan, nuovo capo delle forze di polizia. Un cambio dovuto all'”incompetenza” - così riportano notizie ufficiose – del predecessore nel sedare le proteste. Radan fu coinvolto nella violenta repressione del Movimento Verde, nel 2009.

Emergono poi nuovi dettagli sulle ultime esecuzioni: a uno dei due giovani impiccati sarebbe stato negato il diritto alla difesa, come riporta l'avvocato da lui indicato, e il permesso di vedere per l'ultima volta la famiglia. Mentre l'UE chiede nuovamente all'Iran di porre fine alle condanne a morte, Teheran accusa l'occidente di aver sostenuto le proteste e invia un messaggio al presidente degli Stati Uniti Biden. “Le operazioni mediatiche e le rivoluzioni di velluto – dichiara il vice comandante delle Guardie Rivoluzionarie – non sono in grado di rovesciare la Repubblica islamica. Dovresti attraversare un mare di sangue per farlo”.





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