In Corea del Sud, la dichiarazione e il successivo ritiro della legge marziale da parte del presidente Yoon Suk-yeol hanno provocato una crisi politica senza precedenti. Partiti di maggioranza e opposizione, solitamente su fronti opposti, hanno trovato un’inedita unità d’intenti nel chiedere le dimissioni del presidente.
Il People Power Party (PPP), al governo ma privo di una maggioranza parlamentare, e il partito Democratico, che guida l'opposizione, hanno approvato una mozione per revocare la legge marziale e stanno valutando una procedura di impeachment. Sei partiti di opposizione hanno già avviato la presentazione formale di una mozione, con un voto possibile entro la settimana.
Le critiche al presidente si concentrano sulla mancanza di basi giuridiche per la dichiarazione della legge marziale, considerata una violazione costituzionale e un grave atto di insubordinazione. La misura è stata respinta all’unanimità dal Parlamento, con voti provenienti anche da membri del PPP. In caso di impeachment, Yoon sarebbe sospeso dai suoi poteri fino al verdetto della Corte costituzionale.
Intanto, diversi collaboratori presidenziali hanno offerto le dimissioni, mentre le piazze si riempiono di manifestanti e il principale sindacato del Paese ha indetto uno sciopero generale fino alle dimissioni del presidente. Il caos generato dalla vicenda potrebbe avere profonde ripercussioni politiche e istituzionali, mettendo a dura prova la stabilità del governo sudcoreano.