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Traffico reperti archeologici: 4 misure cautelari e rogatoria a San Marino

Indagine Dda Bari. Collaborazione con diversi Paesi esteri. In tutto 32 indagati

4 dic 2024
@_Carabinieri_ @X
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I carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari hanno eseguito in varie località della Puglia e del Lazio, con la collaborazione dei comandi provinciali, un'ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip del Tribunale di Bari su richiesta dalla Procura nei confronti di 4 persone a vario titolo ritenute responsabili di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione ed esportazione illecita di reperti archeologici e numismatici. Sono 32 in tutto gli indagati.

Viene contestata anche l'aggravante della transnazionalità ai promotori della presunta associazione a delinquere. Di rilevante importanza, spiega una nota, è stata l'azione sinergica operata dalla magistratura barese con quelle dei Paesi esteri interessati, anche il Titano, che, grazie al coordinamento di Eurojust, ha permesso - in attuazione di più Ordini Europei d'Indagine (O.E.I.) - lo svolgimen

Nel contesto estero, inoltre, è stata data esecuzione a tre rogatorie internazionali (due in Svizzera e una nella Repubblica di San Marino), anch'esse concluse con l'individuazione di beni attestabili al patrimonio culturale dello Stato italiano.

Nel corso delle investigazioni sono state eseguite perquisizioni all'estero, con la collaborazione della Guardia Civil spagnola, della Polizia Federale belga e di quella svizzera, a Granada, Valencia, Bruxelles e Lugano, che hanno consentito il sequestro di importanti reperti archeologici acquistati presso la fantomatica casa d'aste, che inviava i preziosi manufatti avvalendosi della rete logistica di spedizione creata per lo scopo illecito.

Il tutto avveniva grazie alla predisposizione di documentazione accompagnatoria per l'attribuzione di un'apparente lecita provenienza dei beni, il trasporto con "autoveicoli appositamente predisposti e corrieri professionisti" e comunicazioni ritenute "strategiche" per eludere eventuali investigazioni come canali telematici anziché telefonici, utilizzo di un linguaggio criptico e false identità personali.

Durante le perquisizioni i carabinieri del Nucleo TPC hanno sequestrato anche vari metal-detectors e attrezzature per lo scavo, false attestazioni di provenienza dei reperti e apparati informatici utilizzati per le trattative e le transazioni commerciali.





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