Uno degli aspetti caratteristici di questo conflitto è che improvvisamente gli inviati di guerra “sono diventati voci ascoltate”; così Sebastiano Caputo: giornalista giovane, ma con una solida esperienza in zone di crisi, specie in Medio Oriente. In questi 100 giorni – ricorda – tanti video, reportage, racconti. Il Direttore di “Dissipatio” sottolinea però come a fronte di questa “sovraesposizione mediatica” sia ancora difficile – dopo tutte queste settimane – capire esiti, scenari e strategie della guerra ucraina.
E ciò non solo per l'inevitabile propaganda dei belligeranti; ma soprattutto per la stessa matrice culturale delle autorità militari e politiche sia russe che ucraine. Il rapporto con i mezzi di informazione – ad avviso di Caputo – è in un qualche modo “di tipo sovietico”; e i giornalisti sul campo sarebbero tenuti a debita distanza dai centri decisionali e dalle primissime linee. Per questi motivi, conclude, “ancora oggi ci domandiamo come andrà a finire”.
Ascolta l'intervista Skype a Sebastiano Caputo – Direttore “Dissipatio”