Sembra essersi definitivamente arrestata la forza propulsiva russa, nel settore di Kiev: cruciale da un punto di vista politico. Un'occupazione manu militari della Capitale - mai completamente accerchiata – pare un obiettivo fuori portata. Le truppe si starebbero allora trincerando, per resistere ad eventuali contrattacchi. A Kharkiv, invece, la tattica resta la medesima: un martellamento incessante di aviazione e artiglieria, per fiaccare il morale della resistenza ucraina. Avanzamenti modesti anche sul fronte del Donbass, quello già attivo dal 2014; ma qui le intenzioni di Mosca sono evidenti: bloccare un numero consistente di forze nemiche, per favorire sfondamenti in altri settori. È ciò che era avvenuto nelle prime fasi nel settore sud; ed è qui che negli ultimi giorni si sta giocando una partita decisiva. Al momento infatti l'unico obiettivo strategico, raggiungibile nel breve periodo dal Cremlino, è una definitiva conquista di Mariupol, da far poi pesare sul tavolo negoziale.
Da qui selvaggi combattimenti casa per casa; anche per l'accanita resistenza degli ultranazionalisti del Reggimento Azov. Una sorta di resa dei conti per le truppe separatiste: impegnate nei combattimenti insieme al contingente ceceno. Insostenibile la situazione, per i civili; anche perché gli scontri potrebbero protrarsi ancora per diverso tempo. A grandi linee pare questo il quadro; al netto dell'inevitabile propaganda di guerra. Più dinamico, invece, il fronte diplomatico; con repentini cambi di postura del Presidente ucraino. Zelensky è tornato a proporre un incontro con Putin – in “qualsiasi formato” -, dicendosi disposto a discutere dello statuto del Donbass e della Crimea. Richieste però “garanzie di sicurezza”, e la fine delle ostilità; oltre alla necessità di sottoporre a referendum un eventuale accordo di Pace. Condizione quest'ultima probabilmente irricevibile per Mosca. Che dal canto suo – tramite il viceministro agli Esteri – ha parlato di relazioni con gli Stati Uniti “sull'orlo di una rottura”; puntando il dito contro le forniture di armi a Kiev, e biasimando i commenti tranchant di Biden su Putin.