Atmosfera tesa, fra le truppe ucraine, schierate sul fronte di Kherson. Si teme la cosiddetta “maskirovka”, da parte dei russi; l'inganno militare. La possibilità che i rumors di un disimpegno dalla testa di ponte – oggettivamente troppo isolata ed esposta -, non siano che un'esca per indurre le forze di Kiev ad attaccare in campo aperto aree in realtà ben presidiate; trasformando l'assalto in un bagno di sangue. Come avvenne ad esempio nella seconda guerra mondiale, in occasione della battaglia di Kursk. Anche in questo caso potrebbe trattarsi di un punto di svolta del conflitto; vista l'importanza sia strategica, che simbolica, per Mosca, dei territori occupati al di là del Dnepr. Ne sono consapevoli i decisori ucraini, determinati a massimizzare l'attuale superiorità tattica, prima che sia troppo tardi. Questa volta sarebbe tuttavia escluso il fattore sorpresa: elemento di cui tenere conto, prima della spallata. La riconquista di Kherson sarebbe un potente messaggio ai partner occidentali, affinché non interrompano gli aiuti.
E ciò dopo una serie di scricchiolii; l'ultimo proveniente da Budapest, da mesi “tiepida” nei confronti della causa ucraina. Il “no” secco a nuovi crediti dell'Unione a favore Kiev, potrebbe portare su un binario morto il nuovo pacchetto di sostegno finanziario UE per il 2023. Peraltro in un momento critico per l'Ucraina; con una parte significativa delle infrastrutture energetiche demolita dagli strike russi, e la prospettiva di un inverno da incubo per i civili. Annunciato oggi l'arrivo di nuovi sistemi di difesa aerea da Norvegia, Spagna e Stati Uniti. Alcuni hanno definito quello di Washington un “assegno in bianco”, al governo ucraino. Ma non è escluso che la postura della superpotenza, su questo dossier, possa mutare - almeno parzialmente -, in caso di vittoria dei Repubblicani alle midterm di domani; caratterizzate - secondo il New York Times – da nuove interferenze russe online.