Una corsa contro il tempo, quella delle forze di Kiev dispiegate nel Donetsk. Attività febbrile – sotto continui bombardamenti - per rinforzare ulteriormente la linea Bakhmut-Siversk, che potrebbe essere a stretto giro investita dall'onda d'urto delle truppe del Cremlino: galvanizzate dai recenti successi nel Lugansk. Per il momento azioni di “ricognizione armata”, schermaglie. Più o meno lo stesso copione nell'area di Sloviansk: altro possibile obiettivo di una manovra a tenaglia, e più volte sotto il fuoco delle artiglierie in questi giorni. Anche qui attacchi localizzati, spesso ad opera di nuclei di spetsnaz.
L'impressione è che i russi stiano saggiando le difese, alla ricerca di eventuali punti deboli. Puntate offensive che sarebbero comunque state respinte dagli ucraini: ben consapevoli del fatto che in questa città, e nella vicina Kramatorsk, si decideranno le sorti del conflitto. Da qui una serie di strike su nodi logistici, e depositi di munizioni; per portare scompiglio nelle retrovie russe e ritardare l'avanzata. Fondamentale l'utilizzo dei sistemi d'arma statunitensi Himars. Due di questi, tuttavia, sarebbero stati distrutti. Lo ha riferito il portavoce del Ministero della Difesa russo. Brutto colpo – se la notizia fosse confermata - per il morale delle forze ucraine; che fanno ormai totale affidamento, per una futura controffensiva, al materiale bellico fornito da Paesi NATO. Particolarmente assertivo, fra questi, in chiave anti-russa, il Regno Unito.
Ma lo scandalo Pincher – l'ennesimo -, e il conseguente stillicidio di dimissioni nel Governo, rischia di travolgere, o quantomeno indebolire fortemente Boris Johnson: considerato una sorta di eroe a Kiev. Un punto a favore del Cremlino, ma solo in apparenza; improbabile infatti - anche nel caso di un avvicendamento a Downing Street - un cambio di postura verso Mosca. Decisa, dal canto suo - utilizzando la leva del gas -, a creare fratture nel fronte europeo. Guerra di cui non si vede la fine e che sembra condizionare anche le scelte strategiche dell'UE sul green. All'Europarlamento si votava oggi sul “no” alla tassonomia proposta dalla Commissione, che prevede l'inclusione di gas e nucleare. La risoluzione è stata infine bocciata; ma con una nuova spaccatura in seno alla “Maggioranza Ursula”. Soddisfazione invece in Ucraina; anche alla luce delle possibilità di export di energia nucleare.