Tanto numerosi quanto poco costosi i droni kamikaze iraniani “Shaded”; arma forse non risolutiva per la Russia – tuttora in forte difficoltà nelle operazioni di terra –, ma in grado di “saturare” le difese aeree ucraine, ed infliggere danni pesanti. La dimostrazione questa mattina, quando una serie di detonazioni hanno paralizzato Kiev. Colpite anche le aree di Dnipro e Mykolaiv. Anche in questo caso l'obiettivo erano infrastrutture critiche: centrali elettriche, depositi di carburante. L'ondata di strike di questi giorni, dunque, pare avere una portata strategica; non una semplice ritorsione per l'attacco al ponte di Kerch. Sembra proprio che Mosca intenda “spegnere” l'Ucraina in vista dell'inverno, compromettere il morale della popolazione, rallentare il supporto logistico alle offensive di Kiev sui vari fronti. Respinta quella lanciata all'alba di sabato in direzione di Kherson, lungo la sponda occidentale del Dnepr. I prossimi tentativi di sfondamento potrebbero riguardare la regione di Zaporizhzhia, o il Luhansk.
L'unico settore nel quale il Cremlino mantiene una certa iniziativa è quello di Bakhmut, nel Donetsk, dove sono impegnati i contractors della Wagner. Lo stesso Zelensky ha parlato di situazione “molto grave”, pur assicurando come si stiano ancora mantenendo le posizioni. Ma la difesa potrebbe farsi a breve difficilmente sostenibile; tanto che fonti vicine a Mosca avevano in questi giorni ipotizzato un prossimo ripiegamento, da parte degli ucraini. Segnalata in queste ora anche la morte in battaglia di un combattente italiano, che da tempo aveva scelto la parte russa. Alla luce di una serie di segnali parrebbe intanto crescere il rischio di un coinvolgimento diretto della Bielorussia nel conflitto, a fianco del Cremlino; specie dopo il progressivo dispiegamento di forze congiunte. Timori di “escalation orizzontale” accresciuti anche da indiscrezioni – rilanciate dal Washington Post – circa un'imminente consegna a Mosca, da parte dell'Iran, di missili balistici a corto raggio. Per il Ministro israeliano per la Diaspora una “chiamata” per il proprio Paese; affinché “fornisca aiuto militare all'Ucraina”. Ma una tale mossa – ha ammonito l'ex Presidente russo Medvedev – distruggerebbe le relazioni bilaterali.