Tecnicamente viene definita pausa operativa: il periodo necessario a riorganizzare le forze e consolidare le retrovie, in vista di una nuova offensiva. Potrebbe spiegarsi così la temporanea “frenata” dei russi, dopo la totale conquista del Lugansk. Evitare ogni azzardo, garantire la logistica, impiegare il massimo volume di fuoco su obiettivi circoscritti, e solo dopo avanzare: è la strategia seguita da Mosca per assicurarsi il pieno controllo del Donbass, senza curarsi del fattore tempo. Decisivo invece per gli ucraini; che dopo le perdite subite in combattimenti urbani violentissimi, hanno estremo bisogno di nuove forniture di armi dall'Occidente. Estremamente efficaci, gli Himars forniti dagli USA, nel colpire le retrovie russe. Da verificare tuttavia la valenza strategica di questi attacchi; se siano cioè in grado di invertire l'inerzia. Al momento le forze del Cremlino avrebbero a disposizione più opzioni: la più probabile è uno sfondamento della linea Siversk-Bakhmut. Quella più ambiziosa un attacco diretto a Sloviansk; il sindaco ha chiesto ai residenti di fuggire, vista anche l'intensificazione dei bombardamenti. Utopica, al momento, ogni ipotesi di negoziato. Rapporti sempre più tesi, piuttosto, tra Kiev e Minsk, con accuse reciproche di “provocazioni”. Credo che la Bielorussia non sarà coinvolta in questa guerra, ha detto Zelensky; ma c'è chi non esclude l'escalation. Conflitto di cui non si vede la fine, e che sta impattando sempre più in profondità sulle economie del Vecchio Continente. “Straordinariamente grande”, ha dichiarato il Ministro dell'economia tedesco, la “paura della recessione”. Ad incidere soprattutto i problemi di approvvigionamento, acuiti ora dallo sciopero – in Norvegia – dei lavoratori del settore petrolifero e del gas. Diversi Paesi UE avevano infatti incrementato gli acquisti – dal Paese scandinavo -, per sopperire al gap di forniture dalla Russia. Che dal canto suo, tramite il ministro della Difesa Shoigu, annuncia la realizzazione di due corridoi, nel Mar Nero e nel Mar d'Azov, per facilitare l'esportazione di cereali. Nell'incontro odierno con Erdogan il Premier italiano Draghi ha sottolineato come un accordo tra Russia e Ucraina sul grano abbia “un importantissimo valore strategico”; perché “nel complesso degli sforzi per la pace – ha aggiunto - sarebbe un primo atto di concordia”. Il Presidente turco ha auspicato un accordo tra Putin e Zelensky anche sotto l'ombrello Onu. “Cerchiamo di arrivare ad un risultato tra 10 giorni”, ha rimarcato.