Nuovo appello del Segretario Generale delle Nazioni Unite, in queste ore; per l'immediata cessazione della violenza in Ucraina, l'accesso umanitario illimitato a coloro che ne hanno bisogno, l'evacuazione in sicurezza dei civili intrappolati nelle aree di combattimento ed il rispetto dei diritti umani. Ma le parole di Guterres sembrano cadere nel vuoto; in una fase caratterizzata piuttosto da combattimenti selvaggi nel Donbass, con un utilizzo massiccio dell'artiglieria. Confusa la situazione, in quello che può essere considerato l'epicentro degli scontri.
Sembrava imminente la caduta in mani russe di Severodonestk; ed il ripiegamento delle forze ucraine su posizioni più difendibili. E invece varie fonti parlano di un contrattacco con truppe pesantemente armate. Alla luce di ciò sono forse da leggere le dichiarazioni odierne del negoziatore David Arakhamia; che ha sottolineato come Kiev voglia rafforzare le proprie posizioni sul terreno - con l'aiuto di nuove forniture di armi dall'Occidente -, prima di riprendere i colloqui di pace con Mosca. Di certo non una novità, il fatto che le trattative siano influenzate dall'andamento della situazione sul campo.
E queste sono settimane decisive per l'esito del conflitto. Lo Stato Maggiore ucraino parla di una crescente pressione russa su Sloviansk, in vista di una nuova offensiva. Ma l'obiettivo è al momento forse troppo ambizioso per le forze del Cremlino. Tutto ciò mentre sarebbero in corso contatti fra Stati Uniti, UE e Regno Unito per discutere un possibile quadro per un cessate il fuoco. Tra i temi in discussione il piano in quattro punti, proposto il mese scorso dall'Italia. Non mancherebbero tuttavia resistenze, da parte di dirigenti americani.