Washington - A pochi giorni dalle elezioni di midterm, le campagne elettorali dei candidati Democratici e Repubblicani sono alle strette finali. Dall'esito del voto dell'8 novembre, nel quale verranno rinnovati i 435 seggi della Camera dei Rappresentanti e un terzo di quelli del Senato, oltre che decine di cariche elettive a livello statale e locale, dipenderanno le sorti politiche del presidente Joe Biden e del suo predecessore, Donald Trump. Alle elezioni, Biden arriva con il peso di un'inflazione ancora troppo alta e con il rischio di una possibile recessione. Aborto e rischi per la democrazia in caso di vittoria dell'ala trumpiana dei Repubblicani non sembrano più, in questo momento, argomenti vincenti, superati dalle preoccupazioni degli elettori per il futuro dell'economia e dal tema della sicurezza, punto debole dei Democratici.
Sondaggi alla mano, i Repubblicani dovrebbero riprendere il controllo della Camera, mentre gli equilibri del Senato verranno decisi da sfide testa a testa in una manciata di Stati-chiave, come Georgia e Pennsylvania. Sul presidente, che tra pochi giorni compirà 80 anni, aumentano le pressioni affinché, dopo il voto di midterm, annunci ufficialmente le sue intenzioni per le Presidenziali del 2024. In questo senso, Trump ha giocato d'anticipo. In un comizio in Iowa, l'ex presidente ha detto ai suoi sostenitori di "tenersi pronti", perché "molto probabilmente" tenterà una nuova scalata alla Casa Bianca.
Anche per lui, l'esito del voto di martedì, dove sono in ballo molti suoi candidati, sarà decisivo in vista del 2024. Senza contare il peso delle tante vicende giudiziarie che gravano sulla sua testa, dal coinvolgimento nell'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, ai documenti top secret sequestrati nella sua residenza in Florida, alle irregolarità fiscali delle sue aziende sulle quali si sta indagando a New York. Vicende che potrebbero, dopo il voto, portare ad un clamoroso rinvio a giudizio per l'ex presidente, una circostanza senza precedenti nella moderna storia americana.
La corrispondenza da Washington di Marco Liconti (LA PRESSE)