Ottanta bimbi morti nel reparto neonatale di un ospedale paralizzato dal blackout in Venezuela. È la notizia shock twittata dal senatore repubblicano Marco Rubio, mentre da Caracas il governo Maduro annuncia la decisione di chiudere scuole e uffici e il leader dell'opposizione Juan Guaidò quella di chiedere lo stato emergenza in un paese ormai a pezzi.
A quasi 72 ore dall'inizio del più grande blackout della storia, il Venezuela è in ginocchio, completamente bloccato, senza mezzi di trasporto e provviste. Ma le notizie più drammatiche arrivano proprio dagli ospedali, che non possono utilizzare i macchinari salvavita.
"Se ingenti aiuti non saranno consegnati presto"- aggiunge Rubio - "il timore è che ci sarà una catastrofe senza precedenti". Timore condiviso da Guaidò che ha deciso di chiedere al Parlamento di dichiarare lo Stato di emergenza nazionale e ha fornito una serie di dati in grado di delineare plasticamente la drammatica situazione nel paese: il blackout continua a lasciare al buio completo 16 stati del Venezuela, mentre altri sei hanno solo parzialmente l'energia elettrica. La totale assenza di elettricità è costato finora al settore privato, in un paese già economicamente in ginocchio, 400 milioni di dollari.
Una situazione insostenibile che non sembra però preoccupare Maduro e i suoi, che continuano a postare tweet rassicuranti, pur correndo ai ripari. "Il governo bolivariano ha deciso di sospendere le lezioni e le attività lavorative lunedì 11 marzo - ha scritto il ministro della Comunicazione Jorge Rodriguez - per sconfiggere, con la forza della verità e della vita il brutale attacco terroristico contro il popolo. Insieme vinceremo". E poco dopo ha twittato Maduro, postando un video che lo riprende tranquillo e sicuro di sé mentre dà indicazioni ai governatori e li invita a mantenere la calma. "Continuiamo a lavorare per recuperare il sistema elettrico nazionale", scrive, assicurando che "la macabra strategia di portarci ad uno scontro fallirà. Vinceremo!".
A quasi 72 ore dall'inizio del più grande blackout della storia, il Venezuela è in ginocchio, completamente bloccato, senza mezzi di trasporto e provviste. Ma le notizie più drammatiche arrivano proprio dagli ospedali, che non possono utilizzare i macchinari salvavita.
"Se ingenti aiuti non saranno consegnati presto"- aggiunge Rubio - "il timore è che ci sarà una catastrofe senza precedenti". Timore condiviso da Guaidò che ha deciso di chiedere al Parlamento di dichiarare lo Stato di emergenza nazionale e ha fornito una serie di dati in grado di delineare plasticamente la drammatica situazione nel paese: il blackout continua a lasciare al buio completo 16 stati del Venezuela, mentre altri sei hanno solo parzialmente l'energia elettrica. La totale assenza di elettricità è costato finora al settore privato, in un paese già economicamente in ginocchio, 400 milioni di dollari.
Una situazione insostenibile che non sembra però preoccupare Maduro e i suoi, che continuano a postare tweet rassicuranti, pur correndo ai ripari. "Il governo bolivariano ha deciso di sospendere le lezioni e le attività lavorative lunedì 11 marzo - ha scritto il ministro della Comunicazione Jorge Rodriguez - per sconfiggere, con la forza della verità e della vita il brutale attacco terroristico contro il popolo. Insieme vinceremo". E poco dopo ha twittato Maduro, postando un video che lo riprende tranquillo e sicuro di sé mentre dà indicazioni ai governatori e li invita a mantenere la calma. "Continuiamo a lavorare per recuperare il sistema elettrico nazionale", scrive, assicurando che "la macabra strategia di portarci ad uno scontro fallirà. Vinceremo!".
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