Nel mondo cattolico c'è chi non ci sta e fa sentire la propria voce in merito al progetto di legge sull'interruzione volontaria di gravidanza. Dopo la prima lettura, il testo arriverà nelle due commissioni consiliari competenti e a ottobre potrebbe tornare in Consiglio per la seconda lettura. Mentre in ambienti politici si pensa di avviare un confronto tra partiti e movimenti, interviene don Gabriele Mangiarotti, sacerdote diocesano, per ammonire, in qualche modo, la politica ed esortarla a ragionare di più sulla questione.
Il religioso chiama in causa Marica Montemaggi, presidente della commissione Affari interni e istituzionali che, in un'intervista a Rtv, aveva anticipato le prossime tappe del pdl e che, dice il religioso, pare “abbia già indicato la prospettiva del lavoro da svolgere: l'aborto come diritto”.
Su un tema come questo si apre la questione della libertà di coscienza dei parlamentari. In Aula potrebbe essere previsto il voto segreto. Gran parte delle forze politiche sembrano d'accordo nel lasciare liberi i consiglieri. Dalla maggioranza Repubblica Futura e Ssd riconoscono l'autonomia del pensiero di ognuno. Stessa cosa vale, all'opposizione, per Rete che offre sempre, spiega, la possibilità di decidere su tali argomenti. Nella Dc, che è contraria all'interruzione volontaria di gravidanza, è comunque presente un dibattito interno a proposito.
Non si è fatta attendere la replica di Marica Montemaggi. "Nessuna soluzione balneare", scrive. Come componente di Civico10, Montemaggi dice di essere disponibile al confronto ma puntualizza: "Ogni donna deve poter scegliere liberamente se e quando diventare madre, in sicurezza e con le tutele garantite" dallo Stato. In qualità di presidente di Commissione spiega che si impegnerà per garantire il rispetto delle tempistiche per il progetto di legge.