Tre decreti emessi dall'esecutivo “dopo riunioni d'urgenza e con l'avvallo della Reggenza”- va così subito all'attacco la Dc. Decreti che per via delle Scalette confermano “la volontà di trasformare – scrive - il grave errore di Banca Centrale con il commissariamento di Asset, in un costo sociale a carico della collettività, ponendo lo stato a garanzia di ogni debito contratto e favorendo gli interessi economici di alcuni soggetti privati”.
Nel mirino è innazitutto il decreto n.78, “che – dice la Dc – rinnova lo strumento del credito di imposta a favore di Carisp per acquisire Asset, ma senza porre un tetto massimo che chiarisca a quali costi lo Stato andrà incontro”.
“Imbarazzante” per la Dc il secondo decreto (il n.79) che – spiega - “non solo dispone l'uso dei fondi del secondo pilastro di Fondiss - 50milioni nella disponibilità di Bcsm, bypassando il comitato che per legge li gestisce - ma anche consente di convertire il credito di imposta in titoli di debito pubblico dello Stato, su sola richiesta del soggetto privato”.
Per la DC non solo “si snatura il credito di imposta, ma il provvedimento andrà a beneficio di una sola banca, il CIS - evidenzia - che diventerà creditore verso lo stato per oltre 80 milioni di euro”.
Nel mirino anche il limite posto a 50mila euro per la disponibilità di credito per i correntisti di Asset, che vedranno i propri risparmi vincolati in titoli per tre anni”.
Dal giudizio nel merito a quello nel metodo: “Una decisione presa d'imperio, senza confronto con le forze politiche e la parti sociali e che viola ogni regola democratica”. La dc verificherà la legittimità costituzionale delle tre norme, e annuncia: “Stiamo valutando il ricorso ad un referendum, contro la trasformazione del credito di imposta in debito pubblico”.
AS
Nel mirino è innazitutto il decreto n.78, “che – dice la Dc – rinnova lo strumento del credito di imposta a favore di Carisp per acquisire Asset, ma senza porre un tetto massimo che chiarisca a quali costi lo Stato andrà incontro”.
“Imbarazzante” per la Dc il secondo decreto (il n.79) che – spiega - “non solo dispone l'uso dei fondi del secondo pilastro di Fondiss - 50milioni nella disponibilità di Bcsm, bypassando il comitato che per legge li gestisce - ma anche consente di convertire il credito di imposta in titoli di debito pubblico dello Stato, su sola richiesta del soggetto privato”.
Per la DC non solo “si snatura il credito di imposta, ma il provvedimento andrà a beneficio di una sola banca, il CIS - evidenzia - che diventerà creditore verso lo stato per oltre 80 milioni di euro”.
Nel mirino anche il limite posto a 50mila euro per la disponibilità di credito per i correntisti di Asset, che vedranno i propri risparmi vincolati in titoli per tre anni”.
Dal giudizio nel merito a quello nel metodo: “Una decisione presa d'imperio, senza confronto con le forze politiche e la parti sociali e che viola ogni regola democratica”. La dc verificherà la legittimità costituzionale delle tre norme, e annuncia: “Stiamo valutando il ricorso ad un referendum, contro la trasformazione del credito di imposta in debito pubblico”.
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