Venerdì un gruppo di imprese italiane ha presentato l’impegno di acquisto per la Banca del Titano con una cauzione di 1 milione e mezzo. E’ iniziata dunque l’operazione di acquisizione dell’istituto di credito. A fine mese l’amministrazione controllata - ha detto il segretario Macina - chiuderà con la relazione del commissario straordinario, in seguito alla quale, accertate eventuali responsabilità, il governo deciderà se intraprendere o meno azioni legali.
Adottato, intanto, il decreto legge d’urgenza per perfezionare l’impegno dello stato per ripianare i 22 milioni di euro della linea di credito: 10,5 milioni di euro, più 3,5 milioni di credito d’imposta. Governo che si impegna a portare il decreto nella seduta del Consiglio in un apposito comma insieme alle tre istanze e alle interpellanze in materia. Come terzo atto, sentiti i capigruppo, la riunione della Commissione finanze per l’audizione dei vertici della Banca Centrale sui passi compiuti. “Si è trattato di un atto dovuto, ha replicato il segretario Masi al vertice della Cdls, Beccari che aveva parlato di un Governo pagadebiti. “Una bassa strumentalizzazione politica quella di trasferire a questo Governo responsabilità che non ha”.
Un lungo dibattito sugli attacchi della Guardia di Finanza ha caratterizzato poi i lavori. “Pensavamo che una volta ripreso il confronto con l’Italia la cosa rallentasse - ha ammesso Stolfi. L’iniziativa delle Fiamme Gialle è un elemento di grossa preoccupazione. Dal nostro punto di vista non possono essere considerate esterovestite aziende sammarinesi”. Non intendiamo rimanere inermi verso una situazione che ci sorprende e non è giustificata. Annuncia poi l’incontro giovedì prossimo con le imprese in questione e gli imprenditori sammarinesi, rispondendo così all’appello del Presidente degli industriali che invocava un fronte comune a questi attacchi. Il fine è creare, in Congresso, una convergenza comune di tutte le forze politiche di fronte a questi attacchi. Parallelamente sul piano politico la volontà è di chiudere al più presto l’accordo di cooperazione con l’Italia che andrebbe ad eliminare alla radice il problema. Un accordo che andava riscritto in toto, dunque il governo non accetta l’accusa di tempi lunghi per la sua sottoscrizione. “Abbiamo iniziato a gennaio – ricordano Stolfi Masi e Macina – dunque sono passati solo 10 mesi”, senza considerare le difficoltà dovute alle fibrillazioni italiane.
Adottato, intanto, il decreto legge d’urgenza per perfezionare l’impegno dello stato per ripianare i 22 milioni di euro della linea di credito: 10,5 milioni di euro, più 3,5 milioni di credito d’imposta. Governo che si impegna a portare il decreto nella seduta del Consiglio in un apposito comma insieme alle tre istanze e alle interpellanze in materia. Come terzo atto, sentiti i capigruppo, la riunione della Commissione finanze per l’audizione dei vertici della Banca Centrale sui passi compiuti. “Si è trattato di un atto dovuto, ha replicato il segretario Masi al vertice della Cdls, Beccari che aveva parlato di un Governo pagadebiti. “Una bassa strumentalizzazione politica quella di trasferire a questo Governo responsabilità che non ha”.
Un lungo dibattito sugli attacchi della Guardia di Finanza ha caratterizzato poi i lavori. “Pensavamo che una volta ripreso il confronto con l’Italia la cosa rallentasse - ha ammesso Stolfi. L’iniziativa delle Fiamme Gialle è un elemento di grossa preoccupazione. Dal nostro punto di vista non possono essere considerate esterovestite aziende sammarinesi”. Non intendiamo rimanere inermi verso una situazione che ci sorprende e non è giustificata. Annuncia poi l’incontro giovedì prossimo con le imprese in questione e gli imprenditori sammarinesi, rispondendo così all’appello del Presidente degli industriali che invocava un fronte comune a questi attacchi. Il fine è creare, in Congresso, una convergenza comune di tutte le forze politiche di fronte a questi attacchi. Parallelamente sul piano politico la volontà è di chiudere al più presto l’accordo di cooperazione con l’Italia che andrebbe ad eliminare alla radice il problema. Un accordo che andava riscritto in toto, dunque il governo non accetta l’accusa di tempi lunghi per la sua sottoscrizione. “Abbiamo iniziato a gennaio – ricordano Stolfi Masi e Macina – dunque sono passati solo 10 mesi”, senza considerare le difficoltà dovute alle fibrillazioni italiane.
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