La vicenda dell’arresto dell’ex Ambasciatore non residente della Repubblica di San Marino in Montenegro, Wei Seng Phua, impone una riflessione seria ed approfondita sulle modalità e sui criteri adottati dal Congresso di Stato per conferire gli incarichi diplomatici.
Non bastano le dichiarazioni del Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Pasquale Valentini, con cui viene spiegata – tra l’altro in modo molto approssimativo – la decisione di revocare l’incarico diplomatico sopra citato.
Sono dell’opinione che serva un ragionamento politico più esteso, visto che siamo di fronte ad un tema di primaria importanza.
Il corpo diplomatico, infatti, non solo ha la fondamentale funzione di rappresentare la Repubblica di San Marino all’estero, ma può e deve anche ricoprire il ruolo strategico – in considerazione della necessità impellente di favorire l’avvio di una nuova stagione di sviluppo - di “promotore” del sistema economico e finanziario sammarinese, con gli specifici obiettivi di attrarre investimenti e progetti imprenditoriali di livello internazionale e di intensificare la cooperazione economica e commerciale con gli altri Paesi.
Pertanto, il corpo diplomatico rappresenta in concreto uno strumento di straordinario valore, ancor di più per un piccolo Stato come la Repubblica di San Marino.
Per queste ragioni è opportuno intraprendere al più presto una discussione politica seria sulla gestione governativa della rete diplomatica e consolare che – almeno fino ad oggi – si è contraddistinta per una incomprensibile ed ingiustificabile superficialità.
Il conferimento di un incarico diplomatico al sig. Wei Seng Phua è solo l’ultimo esempio di una serie di scelte, a dir poco discutibili, che non solo non hanno prodotto alcun beneficio reale al nostro Paese, ma addirittura lo hanno danneggiato in termini di immagine e di credibilità.
Personalmente credo che non si possa andare avanti in questo modo, continuando a lasciare il libero arbitrio al Governo di turno.
E’ necessario definire un quadro di riferimento che fornisca precise linee di indirizzo per l’individuazione dei nostri rappresentanti diplomatici, come d’altra parte si era provato a fare prima con la Delibera del Congresso di Stato n. 63 del 2 aprile 2007 e poi con la Delibera del Congresso di Stato n. 4 del 22 marzo 2011.
In tal senso sarebbe interessante capire le ragioni per cui si persevera a distribuire incarichi diplomatici agli amici degli amici – con i risultati che sono a tutti evidenti – piuttosto che valorizzare i cittadini sammarinesi, a partire da coloro che sono regolarmente in carriera e che al momento non hanno alcun incarico.
Forse è troppo chiedere che – naturalmente ove possibile – siano i cittadini sammarinesi a rappresentare il loro Paese all’estero?.
Altro punto su cui è utile prestare attenzione: che fine ha fatto la riforma delle legge che disciplina la carriera diplomatica? Come spesso accade in questa legislatura, quelle che vengono presentate come priorità si trasformano immediatamente in oggetti misteriosi.
Penso, infine, sia il caso che il Segretario di Stato per gli Affari Esteri promuova al più presto un confronto serio su un progetto complessivo di riorganizzazione del corpo diplomatico sammarinese per evitare che in futuro certe situazioni vengano a ripetersi.
Comunicato stampa di Simone Celli (Segretario Partito Socialista)
Non bastano le dichiarazioni del Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Pasquale Valentini, con cui viene spiegata – tra l’altro in modo molto approssimativo – la decisione di revocare l’incarico diplomatico sopra citato.
Sono dell’opinione che serva un ragionamento politico più esteso, visto che siamo di fronte ad un tema di primaria importanza.
Il corpo diplomatico, infatti, non solo ha la fondamentale funzione di rappresentare la Repubblica di San Marino all’estero, ma può e deve anche ricoprire il ruolo strategico – in considerazione della necessità impellente di favorire l’avvio di una nuova stagione di sviluppo - di “promotore” del sistema economico e finanziario sammarinese, con gli specifici obiettivi di attrarre investimenti e progetti imprenditoriali di livello internazionale e di intensificare la cooperazione economica e commerciale con gli altri Paesi.
Pertanto, il corpo diplomatico rappresenta in concreto uno strumento di straordinario valore, ancor di più per un piccolo Stato come la Repubblica di San Marino.
Per queste ragioni è opportuno intraprendere al più presto una discussione politica seria sulla gestione governativa della rete diplomatica e consolare che – almeno fino ad oggi – si è contraddistinta per una incomprensibile ed ingiustificabile superficialità.
Il conferimento di un incarico diplomatico al sig. Wei Seng Phua è solo l’ultimo esempio di una serie di scelte, a dir poco discutibili, che non solo non hanno prodotto alcun beneficio reale al nostro Paese, ma addirittura lo hanno danneggiato in termini di immagine e di credibilità.
Personalmente credo che non si possa andare avanti in questo modo, continuando a lasciare il libero arbitrio al Governo di turno.
E’ necessario definire un quadro di riferimento che fornisca precise linee di indirizzo per l’individuazione dei nostri rappresentanti diplomatici, come d’altra parte si era provato a fare prima con la Delibera del Congresso di Stato n. 63 del 2 aprile 2007 e poi con la Delibera del Congresso di Stato n. 4 del 22 marzo 2011.
In tal senso sarebbe interessante capire le ragioni per cui si persevera a distribuire incarichi diplomatici agli amici degli amici – con i risultati che sono a tutti evidenti – piuttosto che valorizzare i cittadini sammarinesi, a partire da coloro che sono regolarmente in carriera e che al momento non hanno alcun incarico.
Forse è troppo chiedere che – naturalmente ove possibile – siano i cittadini sammarinesi a rappresentare il loro Paese all’estero?.
Altro punto su cui è utile prestare attenzione: che fine ha fatto la riforma delle legge che disciplina la carriera diplomatica? Come spesso accade in questa legislatura, quelle che vengono presentate come priorità si trasformano immediatamente in oggetti misteriosi.
Penso, infine, sia il caso che il Segretario di Stato per gli Affari Esteri promuova al più presto un confronto serio su un progetto complessivo di riorganizzazione del corpo diplomatico sammarinese per evitare che in futuro certe situazioni vengano a ripetersi.
Comunicato stampa di Simone Celli (Segretario Partito Socialista)
Riproduzione riservata ©