Se la notizia fosse confermata, si tratterebbe – secondo molti - di un epilogo inglorioso, per la vicenda politica di Carles Puigdemont. L'ex presidente della Generalitat – insieme ad alcuni ministri – si sarebbe recato a Bruxelles. Teoricamente per incontri con i nazionalisti fiamminghi; in realtà – sostengono fonti di stampa - per chiedere asilo politico in Belgio. Tutto ciò in quella che – alla vigilia – doveva essere la giornata del “redde rationem”: con il Procuratore Generale spagnolo che ha formalizzato la richiesta di incriminazione di Puigdemont, e dei suoi ministri, per “ribellione e sedizione”. A quanto pare, dunque, il leader indipendentista – dopo lo speech di sabato, in cui chiedeva ai catalani di opporre una resistenza democratica, al commissariamento della Regione - ha preferito evitare lo scontro frontale. L'alternativa sarebbe stata una lunga detenzione; anche se, in giornata, Madrid aveva fatto sapere che – almeno per il momento – non si sarebbe proceduto ad arrestare i leader catalani. Segno di probabili trattative in corso, e di una rinnovata strategia – del Governo centrale – tesa ad una presa del controllo, della “regione ribelle”, quanto più morbida e progressiva. Raggiunti, allora, 2 obiettivi strategici: innanzitutto impedire a Puidgemont di presentarsi, questa mattina, al Palau della Generalitat; se fosse avvenuto Madrid sarebbe stata costretta ad intervenire, con tutte le incognite del caso. E poi la partita della legittimazione delle elezioni regionali convocate, da Rajoy, per il 21 dicembre. Il partito del deposto presidente catalano ha già confermato che parteciperà alla tornata elettorale. Il quadro è stato completato con la garanzia della fedeltà, dei Mossos d'Esquadra, al Governo centrale. A questo punto sembra di nuovo il Premier spagnolo, ad avere in mano le carte vincenti.
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