Dopo la conclusione della prima lettura del progetto di legge costituzionale sull'Ordinamento Giudiziario – “perno” della riforma presentata dalla Segreteria alla Giustizia – le attenzioni dell'Aula si erano focalizzate sul PdL riguardante l'astensione e la ricusazione dei magistrati. Tema di forte attualità, viste le numerose situazioni di stallo, che hanno rallentato l'andamento dei procedimenti. Evidenziata, infatti, dal Segretario di Stato, la “complessità e farraginosità” che caratterizza le attuali procedure. Speditezza ed economicità saranno invece le direttrici delle nuove disposizioni. Fra le novità l'obbligo, per il giudice che incorra in una delle cause di astensione, di rivolgersi al Magistrato Dirigente, richiedendo di essere sollevato dalla trattazione del procedimento. Resta di competenza del Giudice per i rimedi straordinari, invece, la procedura di ricusazione. Fissate precise tempistiche per la fase decisionale. Il dibattito è ripreso nel pomeriggio. Rossano Fabbri, Gruppo Misto, ha definito “importante” il PdL, perché “fa un passo in avanti per abbreviare i termini”, e si inserisce nel novero di provvedimenti più ampi, come la nuova normativa sul “Giusto Processo”. Riferimenti anche alla vicenda giudiziaria dell'ex consigliere Mimma Zavoli; duramente stigmatizzati da Luca Boschi, Libera, che ha parlato dell'esigenza di un codice etico per i consiglieri. Da Andrea Zafferani, RF, perplessità sul fatto che una astensione possa essere gestita in autonomia dal Dirigente del Tribunale. Si è poi passati al progetto di legge qualificata riguardante la Commissione consiliare per gli Affari di Giustizia; che dovrà rivestire il “delicato compito di filtro – ha dichiarato il Segretario Ugolini – tra le attività del Consiglio Giudiziario e del Tribunale, nell'ottica del pieno rispetto di una dialogante separazione dei poteri”. Ovviamente è previsto che i suoi membri – alla luce del PdL sull'Ordinamento Giudiziario – non possano più prendere parte al Consiglio Giudiziario; per il resto le prerogative rimangono le medesime. Una norma di raccordo, ha precisato Alberto Giordano Spagni Reffi, conseguente alla ridefinizione del Consiglio Giudiziario; e poi una ipotesi per il futuro: inglobare la Commissione Affari di Giustizia – che perde “la sua funzione primaria” - nella Commissione consiliare permanente I. La questione della commistione della politica con la magistratura afferisce al campo giudiziario, ha detto Giuseppe Maria Morganti, Libera; quando si tratta invece della “gestione” della Giustizia, della sua efficienza, è a suo avviso necessario un controllo della politica. “Cade, anche per la Commissione Giustizia, l'incompatibilità - anche per l'avvocato - di farne parte”, ha sottolineato Nicola Renzi, RF. “Finalmente fuori la politica dagli organismi di autogoverno della magistratura in linea con la settima raccomandazione GRECO”, ha dichiarato Rossano Fabbri, Gruppo Misto. L'ordinamento ha bisogno di essere cambiato – ha detto Pasquale Valentini, PDCS –, ma deve cambiare anche la politica. “Così come è stato risolto il problema non mi soddisfa”. La Commissione Affari di Giustizia diventa un organo di mera rappresentanza politica, ha spiegato Gian Nicola Berti, NPR; questo progetto taglia le dita – ha aggiunto - a quella politica distorta che vuole mettere le mani sulla Giustizia. Da Maria Katia Savoretti, RF, rammarico per la mancanza di confronto; sollecitata inoltre massima attenzione al tema dei conflitti di interesse. Iro Belluzzi, NPR, ha visto alcune criticità; a partire dalla possibilità per la Commissione Giustizia di attivare procedimenti disciplinari nei confronti di magistrati, e questo senza l'attuale confronto in seno al Consiglio Giudiziario Plenario. Importante, poi, a suo avviso la pubblicità, la conoscibilità delle attività di questi organismi. Vladimiro Selva, Libera, ha espresso la necessità di mantenere un legame forte ed un equilibrio fra i Poteri dello Stato. Si discute di argomenti che sono le regole del gioco e che devono resistere nel tempo, ha osservato Andrea Zafferani, RF. Nel PdL si va a contemperare il principio della separazione dei Poteri con il necessario dialogo fra Magistratura e Politica, ha affermato Maria Luisa Berti, NPR. Su questi provvedimenti il dialogo non c'è stato, ha detto Luca Boschi, Libera; da qui l'auspicio di fare dei confronti. Ho sentito poche idee e molte critiche, ha dichiarato Matteo Zeppa, RETE, che ha ricordato come ci si trovi in prima lettura, con la possibilità di confrontarsi in modo approfondito successivamente. Manuel Ciavatta, PDCS, ha suggerito – parlando delle facoltà della Commissione Giustizia - la possibilità di audire anche i membri non togati del Consiglio Giudiziario. Giusto che l'Aula si interroghi sul tema del dialogo fra i Poteri, ha dichiarato dal canto suo il Segretario Ugolini, che ha dichiarato di non concordare sulle ipotesi di un inglobamento nella Commissione I. E poi un invito a contribuire al confronto in vista della seconda lettura. Si è quindi passati al progetto di legge che va a ridefinire garanzie ed efficienza del processo penale. Uno dei capisaldi – ha sottolineato il Segretario Ugolini – del Programma di Governo. Non una riforma complessiva della procedura penale – ha spiegato – si è andati invece ad intervenire sulle aree con le maggiori criticità. L'intervento normativo va allora a dare corpo alle innovazioni della legge del 2008 sul “Giusto Processo”, circoscrive la durata delle misure cautelari, introduce “strumenti deflattivi” in ambito procedurale. Fra gli obiettivi un potenziamento dei presidi a garanzia del diritto di Difesa, oltre ad una maggior efficienza dell'azione penale, anche tramite l'introduzione di meccanismi premiali. Si è poi integrata la disciplina dell'Appello, e soprattutto si è introdotto l'istituto della Terza Istanza come mezzo di impugnazione per vizi di legittimità. Fra le novità anche il patteggiamento, in determinate circostanze. Veloce il dibattito; conclusa così la prima lettura dell'intero “pacchetto normativo”. Si è passati quindi al comma successivo: l'avvio dell'iter consiliare del PdL recante “disposizioni in materia di Collegi Sindacali e/o Revisori di nomina del Consiglio Grande e Generale”, presentato dalla Segreteria al Territorio; disciplinati requisiti ed incompatibilità. Piuttosto “caldo”, tuttavia, il dibattito che ne è seguito, con i rappresentanti delle Opposizioni a ricordare la vicenda del sindaco dell'Azienda di Produzione, più volte affrontata dalle Forze di Minoranza in questo periodo.
CGG: concluso l'esame in prima lettura dell'intero “pacchetto giustizia”
15 set 2021
Riproduzione riservata ©