Lavori ripresi nel pomeriggio con il primo decreto posto in ratifica: la disciplina delle tecnologie basate su registri distribuiti. Materia molto complessa, afferente anche all'ambito blockchain, token e criptovalute. Temi delicati, da qui gli inviti – da parte di Sandra Stacchini, PDCS - a prestare la massima attenzione; visti i potenziali effetti distorsivi.
Emanuele Santi, RETE, ha ricordato come alcune società abbiano operato in questo campo sin dal 2019; chiedendo poi se corrisponda al vero che vi siano stati ammanchi milionari o pratiche fraudolente. A suo avviso sono necessari capillari controlli antiriciclaggio. Da Matteo Zeppa un invito ad affrontare questo tema in modo laico; sottolineando come risultino 7 miliardi di dollari di riciclaggio, nel Mondo, nell'ambito degli asset virtuali. Biasimati inoltre gli inviti a cercare, anche in questa materia, margini di competitività rispetto all'UE.
Silvia Cecchetti, PSD, ha ricordato come questo decreto non riguardi solo token finanziari, ma anche quegli strumenti di economia digitale che rendono più snelli gli scambi. Sbagliato, a suo avviso, non far niente per non sbagliare. Iro Belluzzi, Libera, ha condiviso la necessità di scongiurare scopi distorsivi in questa materia. Positivo, comunque, il giudizio sulla normativa. Dalibor Riccardi vede nel decreto un miglioramento della riconoscibilità degli investimenti in criptovalute. Ha dichiarato tuttavia di avere qualche perplessità riguardo la vigilanza: a suo avviso infatti l'AIF avrebbe probabilmente gli strumenti per gestire in maniera autonoma questo servizio.
Infine la risposta del Segretario di Stato Gatti che ha posto l'accento innanzitutto sulla necessità degli operatori di palesarsi; ha ricordato poi come la base di lavoro sia stata la regolamentazione europea, ma in questo caso la normativa sia più dettagliata. 3 le autorità di vigilanza: AIF (per l'antiriclaggio), BCSM (per i token finanziari), e San Marino Innovation (per gli altri token).
Dopo le repliche si è passati all'esame degli emendamenti; numerosi quelli presentati da RF. Bocciato il primo. Per una proposta di modifica di Rete invece il Segretario Gatti ha suggerito una riscrittura. Lavori interrotti per qualche istante per permettere il ritiro dell'emendamento e la riformulazione. Da qui l'approvazione all'unanimità. Ok anche ad un'altra proposta del Movimento riguardante l'obbligatorietà della formulazione anche in lingua inglese del White Paper. Biasimati, invece – dai banchi di Repubblica Futura – i ripetuti “no” alle proprie proposte. Alcune delle quali relative ad una limitazione della discrezionalità della pubblica amministrazione; o per favorire l'attrattività del sistema – è stato detto -, abbreviando i tempi di autorizzazione.
Dure critiche anche all'articolo finale del Decreto, che dispone l'abrogazione delle precedenti norme del 2019 e del 2021 a seguito dell'adozione dei provvedimenti attuativi del presente decreto delegato emanati da BCSM e dall'Istituto per l'Innovazione. Sollevati, anche da RETE, profili di costituzionalità. Leggi e decreti – è stato osservato – non possono essere abrogati da regolamenti. Pure Motus ha sollecitato una riformulazione. Articolo “ben congegnato”, invece, ad avviso di Gian Nicola Berti, AR: essendo richiamato a suo avviso un “fatto storico” che renderà efficace la Legge; “non c'è nessuna delega” da parte del Parlamento, che invece regola.