Il Fondo Monetario Internazionale non è un ente caritatevole ma un organismo che, a pagamento, fornisce ricette ai paesi visitati che vanno dal privatizzate ogni servizio al far tornare i conti a costo di vessare i concittadini. La premessa è del capogruppo di Rete che accusa il governo di propagandare che tutto va bene quando invece, alla riunione con tutta la politica, le cose sono andate diversamente. Sfido gli altri commissari a smentirmi, scrive Roberto Ciavatta, se non è vero che il Fondo Monetario ha attribuito il calo della crescita alle iniziative prese con leggerezza dal governo sul sistema bancario. Hanno creato sfiducia nei risparmiatori che, sottolinea, hanno spostato altrove i soldi creando nelle banche una crisi di liquidità che ha impedito loro di fare credito, bloccando l’economia. Celli afferma che una crescita del 3,5% “in un biennio” è segnale di ripresa. Se un anno cresciamo del 9% e l’anno successivo perdiamo l’8%, non possiamo dire – rimarca Ciavatta - che “in un biennio” siamo cresciuti dell’1% ma che abbiamo perso l’8% nell’ultimo anno. Il Fondo, prosegue, dice che il debito dello Stato è passato dal 22% (fine 2016) a circa il 60% (fine 2017), e intima di non procedere con la trasformazione dei crediti di imposta delle banche in titoli di debito pubblico per evitare uno shock tale da compromettere la tenuta del sistema finanziario e dello Stato, portando il debito dello Stato al 80%. Infine i 534 milioni di perdite di Cassa. Nessuno della maggioranza – sottolinea Ciavatta - è stato in grado di controbattere alla pretesa del FMI di inserirlo immediatamente a bilancio dello Stato, certificando nei fatti un default pilotato. Prima ancora però, per il capogruppo di Rete, "è il caso di smentire quel bilancio liquidatorio, fatto da amministratori che sono scappati il giorno nuovo, con una vigilanza anch’essa fuggita contemporaneamente, con previsioni di perdite smentite dal ritorno di capitali che sta già avvenendo invece di spalmare sulle spalle dei cittadini 25 anni di sciagure". Per Ciavatta le strade sono due: “o il governo rivede quel bilancio fasullo, servito unicamente a far fuggire capitali, oppure lo deve inserire tutto a bilancio nel 2018 rischiando di ingenerare dissesti economici indelebili”.
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