Un Congresso vuoto, senza progetto politico, tesi frettolose senza il supporto del dibattito e del confronto interno. L’assise si presenta come il palcoscenico dei soliti noti. Non ci va leggero Giovanni Lonfernini, che torna ad accusare una dirigenza che invece di elaborare un progetto di rilancio del partito ha prodotto veleni, e non ha accolto le richieste di revisione delle regole e di un nuovo rapporto con la base. “ oggi la Dc farà un congresso sul nulla”, conclude. “Un congresso convocato a gennaio – prosegue Pier Marino Mularoni, con la speranza che la commissione di inchiesta potesse sbaragliare il campo della politica e la dirigenza ne uscisse rafforzata. Il numero dei delegati dipende dal fatto che intere famiglie sono state cooptate”. Nel manifesto chiedono che la Dc torni ad essere il partito di grande tradizione democratica capace di coniugare , laicamente, l’ispirazione religiosa e il sentimento politico liberale. “Dopo le nostre prese di posizione non c’è stata alcuna possibilità e soprattutto volontà della dirigenza di portarci a ragionare. “mi sentivo di abbaiare alla luna” ha detto Orazio Mazza. “Non è stata una scelta facile, quella di non partecipare – aggiunge Rosa Zafferani – ma era dovuta. Il congresso rappresenta il momento finale di un percorso che non c’è stato, il rinnovamento lo si compie elaborando le proposte e modificando gli organismi”. “ se fossimo a caccia di poltrone – prosegue Cesare Gasperoni – così come ci hanno accusato, saremmo stati presenti al concordia”. “ può un partito legarsi alle vicende politiche di una sola persona – gli fa eco Marco Podeschi – osservando come la Dc ruoti attorno a Gabriele Gatti. La Dc di oggi è quella delle bandiere davanti al teatro concordia con accanto un cantiere al lavoro”. fanno poi il distinguo tra partito e dirigenza, e un richiamo alla logica di responsabilità verso il paese. “ si può dare un segnale forte anche stando zitti” concludono sulla loro assenza al Congresso.
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