Il Greco raccomanda a San Marino di essere più proattivo nelle indagini per corruzione, agevolare la segnalazione dei casi sospetti, tutelare i testimoni, diffondere migliori pratiche e consigli per lotta al riciclaggio, redigere documenti di orientamento chiari, rafforzare meccanismi equi di merito, adottare codice di condotta e promuovere formazione per gli agenti pubblici. Lo sottolinea il Segretario di Stato per gli affari esteri che aggiunge: va valutato anche il processo decisionale per la concessione di licenze edilizie, si deve prestare maggiore attenzione alla corruzione e bisogna rivedere le sanzioni. E alla Repubblica viene chiesto di adeguarsi entro il 30 giugno 2013.
16 raccomandazioni che preoccupano, commenta Denise Bronzetti del Psd. Emerge un livello di percezione del fenomeno della corruzione molto basso. E’ devastante, sottolinea, il fatto che i corpi di polizia, gli organi di controllo, le istituzioni, gli uffici che dovrebbero vigilare, spesso non sono preparati sui reati di corruzione e ne negano l’esistenza. Non siamo un covo di corrotti, commenta Massimo Cenci di Nps, ma comunque la sensibilità dell’opinione pubblica è fondamentale per contrastare il fenomeno. Ci sono due tipi possibili di comportamento: o si combatte o si accetta con rassegnazione. Le buone leggi non bastano: è importante capire se i sammarinesi combattono o accettano. La corruzione è un concetto ampio, non è fatta solo di grandi tangenti. Il problema è complesso. Alberto Selva di Alleanza Popolare chiede un approccio realistico e non demagogico al fenomeno. A San Marino la corruzione esiste, a livello micro e macro. E il rapporto del Greco è fondamentale per leggere il nostro fenomeno. Maria Luisa Berti di Noi Sammarinesi ricorda che a gennaio è stato presentato un progetto di legge di modifica del codice penale. Introduce più chiaramente riferimenti espliciti all'estensione del reato di corruzione a chi ricopre incarichi istituzionali e prevede tutele per chi denuncia. So che qualcuno ha storto il naso quando ha letto il rapporto, commenta, ma ricordo a quel qualcuno che bisognerebbe essere sempre al di sopra di ogni sospetto. Nicola Selva dell’Upr chiede il massimo rigore perché, dice, dobbiamo essere noi i promotori di questa battaglia e non perché ce lo chiedono organismi internazionali. La corruzione pregiudica la nostra economia, la nostra politica. Il fenomeno arricchisce qualcuno e impoverisce il sistema. Per Ivan Foschi, di Sinistra Unita, fintanto che il Congresso di Stato continuerà ad occuparsi della pratiche dei singoli e non degli interventi complessivi dell'economia, della composizione della macchina statale nel suo complesso, il problema continuerà ad essere molto forte. Se si leggesse la relazione con occhio attento non solo alle critiche, commenta il Segretario all’Industria si capirebbe che viene riconosciuto al nostro Paese di avere legislazioni che sono molto più severe, di avere introdotto norme interessanti e una di queste riguarda la questione delle licenze. Crede, sottolinea, che in questo rapporto ci sia una fotografia del nostro Paese, che la lotta alla corruzione non si vince in un giorno. Questa convenzione, ricorda Roberto Giorgetti di Ap, è stata sottoscritta da tutti i Paesi del Consiglio d'Europa, il nostro è stato l'ultimo ad aderirvi. Non è da poco conto che in questa legislatura si è tirata fuori la convenzione dal cassetto polveroso per allineare la Repubblica a nuovi parametri internazionali, elemento distintivo di un percorso di integrazione. Già questo, rimarca, è un segnale politico.
Sonia Tura
16 raccomandazioni che preoccupano, commenta Denise Bronzetti del Psd. Emerge un livello di percezione del fenomeno della corruzione molto basso. E’ devastante, sottolinea, il fatto che i corpi di polizia, gli organi di controllo, le istituzioni, gli uffici che dovrebbero vigilare, spesso non sono preparati sui reati di corruzione e ne negano l’esistenza. Non siamo un covo di corrotti, commenta Massimo Cenci di Nps, ma comunque la sensibilità dell’opinione pubblica è fondamentale per contrastare il fenomeno. Ci sono due tipi possibili di comportamento: o si combatte o si accetta con rassegnazione. Le buone leggi non bastano: è importante capire se i sammarinesi combattono o accettano. La corruzione è un concetto ampio, non è fatta solo di grandi tangenti. Il problema è complesso. Alberto Selva di Alleanza Popolare chiede un approccio realistico e non demagogico al fenomeno. A San Marino la corruzione esiste, a livello micro e macro. E il rapporto del Greco è fondamentale per leggere il nostro fenomeno. Maria Luisa Berti di Noi Sammarinesi ricorda che a gennaio è stato presentato un progetto di legge di modifica del codice penale. Introduce più chiaramente riferimenti espliciti all'estensione del reato di corruzione a chi ricopre incarichi istituzionali e prevede tutele per chi denuncia. So che qualcuno ha storto il naso quando ha letto il rapporto, commenta, ma ricordo a quel qualcuno che bisognerebbe essere sempre al di sopra di ogni sospetto. Nicola Selva dell’Upr chiede il massimo rigore perché, dice, dobbiamo essere noi i promotori di questa battaglia e non perché ce lo chiedono organismi internazionali. La corruzione pregiudica la nostra economia, la nostra politica. Il fenomeno arricchisce qualcuno e impoverisce il sistema. Per Ivan Foschi, di Sinistra Unita, fintanto che il Congresso di Stato continuerà ad occuparsi della pratiche dei singoli e non degli interventi complessivi dell'economia, della composizione della macchina statale nel suo complesso, il problema continuerà ad essere molto forte. Se si leggesse la relazione con occhio attento non solo alle critiche, commenta il Segretario all’Industria si capirebbe che viene riconosciuto al nostro Paese di avere legislazioni che sono molto più severe, di avere introdotto norme interessanti e una di queste riguarda la questione delle licenze. Crede, sottolinea, che in questo rapporto ci sia una fotografia del nostro Paese, che la lotta alla corruzione non si vince in un giorno. Questa convenzione, ricorda Roberto Giorgetti di Ap, è stata sottoscritta da tutti i Paesi del Consiglio d'Europa, il nostro è stato l'ultimo ad aderirvi. Non è da poco conto che in questa legislatura si è tirata fuori la convenzione dal cassetto polveroso per allineare la Repubblica a nuovi parametri internazionali, elemento distintivo di un percorso di integrazione. Già questo, rimarca, è un segnale politico.
Sonia Tura
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