Un dibattito che come previsto vede due schieramenti contrapposti, chi plaude all’iniziativa di Alleanza Popolare e chi invece critica questa scelta e la considera un atto irresponsabile. 63 gli iscritti a parlare in un Consiglio che per la prima volta è composto da oltre 70 consiglieri, per effetto del rientro in Aula dei Segretari di Stato.
Non parla il capogruppo, Fernando Bindi, che non risulta nemmeno nell’elenco di chi ha chiesto di intervenire, e ad aprire il lungo confronto tocca a Roberto Giorgetti che rinnova le critiche al PSD indicandolo come il responsabile del clima di sfiducia. Valeria Ciavatta fa risalire al 18 gennaio scorso la data effettiva della crisi, quando un ordine del giorno della minoranza sulla politica estera registrò il voto a pareggio. Il Segretario uscente per gli Interni rinfaccia agli ex alleati il tentativo, poi fallito, di formare un nuovo governo con la DC.
E’ a quel punto che il rapporto di fiducia si incrina. Il capogruppo del PSD, Claudio Felici, definisce premeditata la scelta di AP, il frutto di un piano, e ricorda che ci sono progetti importanti da portare a compimento. “I governi pronti ci sono – afferma – ma mancano i numeri”. Felici invita a dare forma ad una colazione per completare la legislatura e dimostrare che la politica ha ancora qualcosa da dire e da dare.
Sinistra Unita conferma la fedeltà al progetto del centrosinistra e Alessandro Rossi candida il suo partito all’affidamento del mandato esplorativo per la formazione di un nuovo Governo. I Democratici di Centro rigettano ogni ipotesi di ribaltoni o accordi per altri Governi e auspicano un centrosinistra riformista. Cesare Gasperoni, invita a trovare la forza di reagire, creando un Governo che abbia i numeri per governare, “oppure – dichiara – meglio andare alle elezioni, senza tentativi che avrebbero solo il ruolo di rimescolare le carte”.
Dai banchi delle opposizioni, Democrazia Cristiana in testa, si esprime soddisfazione per l’epilogo della crisi. Per Loris Francini si è staccata la spina a una maggioranza fallimentare. “Noi – aggiunge – siamo disponibili a riflettere per una soluzione politica giusta ed equilibrata. Non è più il tempo di soluzioni pasticciate – conclude – serve invece un quadro politico più semplice”. Gli Europopolari evidenziano come, a loro giudizio, la maggioranza non abbia le condizioni per esprimere un programma di prospettiva politica e risolvere i problemi del Paese.
I Nuovi Socialisti sostengono che questa non sia una crisi ma l’attacco ad un certo modo di governare. Maurizio Rattini invita le forze politiche responsabili a mettersi al lavoro.
E’ un dibattito che impegnerà a lungo l’Aula consigliare e che si concluderà nella giornata di giovedì. Il Segretario alla Giustizia, Ivan Foschi, ha riconosciuto che il rapporto non è sempre stato facile e che una parte del ragionamento di AP era condiviso, “ma la scelta – aggiunge – appare inspiegabile”. Foschi invita Alleanza Popolare a riflettere su quali strade possa esserci un cambiamento, mentre il Segretario al Turismo Bacciocchi auspica uno sforzo per concretizzare entro la legislatura alcuni obiettivi politici. I Segretario al Lavoro, Pier Marino Mularoni sostiene che in assenza di una coalizione compatta é doveroso ricorrere alle elezioni.
Un’ultima annotazione. Prima di affrontare il dibattito sulla crisi, il Consiglio Grande e Generale ha approvato la legge sulla “Prevenzione e repressione della violenza contro le donne e di genere”. La normativa, elaborata nell’ambito della Campagna Paneuropea contro la violenza domestica, nonostante la dichiarazioni di voto non ha raggiunto l’unanimità, anche se ha registrato un ampio consenso: 45 i voti a favore, 9 quelli contrari. Tra le novità: l’ordine di protezione contro gli abusi familiari, che consente l’allontanamento immediato del marito o compagno violento. E l’introduzione nel codice penale dei reati di stalking e mobbing, come atti persecutori che recano danno alla dignità delle vittime.
Non parla il capogruppo, Fernando Bindi, che non risulta nemmeno nell’elenco di chi ha chiesto di intervenire, e ad aprire il lungo confronto tocca a Roberto Giorgetti che rinnova le critiche al PSD indicandolo come il responsabile del clima di sfiducia. Valeria Ciavatta fa risalire al 18 gennaio scorso la data effettiva della crisi, quando un ordine del giorno della minoranza sulla politica estera registrò il voto a pareggio. Il Segretario uscente per gli Interni rinfaccia agli ex alleati il tentativo, poi fallito, di formare un nuovo governo con la DC.
E’ a quel punto che il rapporto di fiducia si incrina. Il capogruppo del PSD, Claudio Felici, definisce premeditata la scelta di AP, il frutto di un piano, e ricorda che ci sono progetti importanti da portare a compimento. “I governi pronti ci sono – afferma – ma mancano i numeri”. Felici invita a dare forma ad una colazione per completare la legislatura e dimostrare che la politica ha ancora qualcosa da dire e da dare.
Sinistra Unita conferma la fedeltà al progetto del centrosinistra e Alessandro Rossi candida il suo partito all’affidamento del mandato esplorativo per la formazione di un nuovo Governo. I Democratici di Centro rigettano ogni ipotesi di ribaltoni o accordi per altri Governi e auspicano un centrosinistra riformista. Cesare Gasperoni, invita a trovare la forza di reagire, creando un Governo che abbia i numeri per governare, “oppure – dichiara – meglio andare alle elezioni, senza tentativi che avrebbero solo il ruolo di rimescolare le carte”.
Dai banchi delle opposizioni, Democrazia Cristiana in testa, si esprime soddisfazione per l’epilogo della crisi. Per Loris Francini si è staccata la spina a una maggioranza fallimentare. “Noi – aggiunge – siamo disponibili a riflettere per una soluzione politica giusta ed equilibrata. Non è più il tempo di soluzioni pasticciate – conclude – serve invece un quadro politico più semplice”. Gli Europopolari evidenziano come, a loro giudizio, la maggioranza non abbia le condizioni per esprimere un programma di prospettiva politica e risolvere i problemi del Paese.
I Nuovi Socialisti sostengono che questa non sia una crisi ma l’attacco ad un certo modo di governare. Maurizio Rattini invita le forze politiche responsabili a mettersi al lavoro.
E’ un dibattito che impegnerà a lungo l’Aula consigliare e che si concluderà nella giornata di giovedì. Il Segretario alla Giustizia, Ivan Foschi, ha riconosciuto che il rapporto non è sempre stato facile e che una parte del ragionamento di AP era condiviso, “ma la scelta – aggiunge – appare inspiegabile”. Foschi invita Alleanza Popolare a riflettere su quali strade possa esserci un cambiamento, mentre il Segretario al Turismo Bacciocchi auspica uno sforzo per concretizzare entro la legislatura alcuni obiettivi politici. I Segretario al Lavoro, Pier Marino Mularoni sostiene che in assenza di una coalizione compatta é doveroso ricorrere alle elezioni.
Un’ultima annotazione. Prima di affrontare il dibattito sulla crisi, il Consiglio Grande e Generale ha approvato la legge sulla “Prevenzione e repressione della violenza contro le donne e di genere”. La normativa, elaborata nell’ambito della Campagna Paneuropea contro la violenza domestica, nonostante la dichiarazioni di voto non ha raggiunto l’unanimità, anche se ha registrato un ampio consenso: 45 i voti a favore, 9 quelli contrari. Tra le novità: l’ordine di protezione contro gli abusi familiari, che consente l’allontanamento immediato del marito o compagno violento. E l’introduzione nel codice penale dei reati di stalking e mobbing, come atti persecutori che recano danno alla dignità delle vittime.
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