Il Consiglio si apre con un nuovo forte appello della Reggenza al senso di responsabilità dell'Aula. Indispensabile – dice - superare logiche e strategie di parte, cercando la fattiva collaborazione di politica, forze sociali e di chiunque abbia idee e proposte per superare il momento difficile e trovare le soluzioni migliori. I Capi di Stato chiedono di entrare nel merito delle questioni nel rispetto reciproco, in un confronto civile e democratico, evitando offese, anche quando lo scontro politico rischia di essere più acceso. È un deciso richiamo all'impegno da parte di tutti. Non verranno tollerati – avvertono - comportamenti che trascendano gli argini della corretta dialettica democratica. Come già dichiarato in Ufficio di Presidenza interverranno con ogni strumento a loro disposizione per difendere l'autorevolezza delle istituzioni.
Tra i primi punti all'ordine del giorno del Consiglio ci sono, infatti, le dimissioni di Matteo Fiorini, motivate proprio dal mancato rispetto – come da lui scritto - per qualsiasi regola democratica e civile, dopo essere stato oggetto di un duro attacco in un ufficio di presidenza. Intanto in comma comunicazioni i fari tornano ad accendersi sul Cis, oggi Banca Nazionale Sammarinese. Il Segretario alle Finanze ripercorre i vari passaggi, contraddistinti da un metodo trasparente e condiviso. Ci sono ancora atti da compiere ed Eva Guidi invita politica e forze sociali a continuare la collaborazione. La nuova banca deve infatti cambiare attività diventando veicolo di npl a sostegno del sistema. In quella che la Guidi definisce “terza fase del programma di risoluzione”, l'istituto – ora in equilibrio – dovrà essere autonomo per permettere a Banca Centrale di uscire dal capitale. Poi, sulle azioni giudiziarie nei confronti di chi abbia causato il dissesto, “saranno sotto il controllo dello Stato con piena garanzia della loro prosecuzione”. Spetta ora alla magistratura ricercare se ci siano responsabilità.
Dall'opposizione Mariella Mularoni striglia un Governo “al capolinea” e “agonizzante”, riconoscendo invece a Civico10 e SSD di aver cercato dialogo e condivisione. Nel mirino, ancora una volta, Repubblica Futura “per aver governato 13 anni imponendo scelte e uomini nei ruoli chiave”. Roger Zavoli però non ci sta. “Non mi importano né la poltrona né le varie alchimie politiche per stare in sella al potere ma fare le riforme che servono al paese. Occorre dire alla gente ciò che serve e non ciò che vuol sentirsi dire, è questa la differenza – spiega - fra riformismo e populismo”.
Matteo Ciacci, il cui movimento ha spinto fin dall'inizio sul cambio di passo, si compiace per il clima più disteso e per una politica che si è dimostrata – dice - “capace e coerente” ma bacchetta chi strumentalizza gridando al nuovo inciucio. “La macchina – dice - la guidiamo noi dal caso Leiton, avendo tenuto la barra dritta, chiedendo il primo CCR allargato e trovando altri alleati oltre a quelli naturali, Dc e Rete in particolare”. Dice basta a divisioni e chiede sintesi, dialogo e confronto, “via maestra per riforme, interventi strutturali, risanamento del sistema bancario, gestione npl, accordo con Bankitalia”. Infine, chi sbaglia deve pagare. Sono partiti – dice - azioni di responsabilità. I percorsi devono continuare, così come devono arrivare le sentenze definitive. “Su questa battaglia siamo pronti a combattere fianco a fianco”, gli risponde Dalibor Riccardi, che attacca il Governo per non essere riuscito a cogliere quelle sinergie trovate, invece, dalla maggioranza. Riconosce il cambio di passo, avvenuto anche grazie alla responsabilità – dice - di molte forze di opposizione. Importante ripartire da lì, da compattezza ma anche dalla competenza, spesso assente – fa notare - in questi anni di legislatura. Nel riconoscere il lavoro di squadra nella ricerca di risposte concrete, Guerrino Zanotti non dimentica la collaborazione con Banca Centrale, rimarcando il clima di fiducia. Lancia poi un appello a chi scarica le responsabilità sul Governo: "un percorso di cambiamento – dice - siamo stati in grado di dimostrarlo. Fatelo anche voi e cerchiamo di andare oltre, superando il gioco politico delle responsabilità". Conta che emergano nel lavoro della commissione e del tribunale, che chiede di lasciare lavorare nella massima autonomia e senza pressioni. Poi, una nota personale. Riguardo a voci sulle sue dimissioni ammette di aver accarezzato l'idea per il clima instauratosi prima delle decisioni comuni su banca cis. Ragionamento – dice - di aver fatto con maggioranza e colleghi. Non vuole aprire una crisi di governo ma è un richiamo forte – dice – alla responsabilità, abbandonando atteggiamenti autoreferenziali e protagonismi. Vale per tutti. Politica e forze sociali.
Per Teodoro Lonfernini che il governo sia finito è certo ma una caduta improvvisa, anche se necessaria, non gioverebbe a nessuno. “Il Paese – avverte - ha bisogno di essere salvato”, e per farlo serve un Governo di protezione nazionale, nuovo a tutti gli effetti, con precisi obiettivi dopo l'approvazione di legge elettorale, commissione d'inchiesta e legge di bilancio. Una proposta non nuova al consigliere Dc ma che oggi rilancia con maggiore convinzione. “Non c'è più tempo. Non lasciamo campo ad inesperienza e spregiudicatezza”.
Denise Bronzetti si appella al Governo affinché dica una volta per tutte quello che vuole fare. L'opposizione fa l'opposizione, può agire con responsabilità ma non fare ciò che dovrebbero invece fare maggioranza ed esecutivo. Il Consigliere del Ps condivide lo stato d'animo di Zanotti ma “quello che manca – dice – è venire in quest'Aula e dire che non ce la fate più da soli. Se è vero che avete ereditato una situazione non florida, di certo in questi anni è estremamente peggiorata e non potete sottrarvi dalle vostre responsabilità. L'opposizione – ribadisce – non può fare la maggioranza. Spetta a voi”. Abbiamo finito di esserci nei momenti cruciali, più responsabili di quello che vi è richiesto come maggioranza e governo. Non è nostro ruolo”.
Francesco Mussoni chiede di ragionare sui contenuti: “Se il governo c'è, depositi le riforme, altrimenti responsabilità politica vuole che si inizi un percorso verso le elezioni anticipate”. “Su determinati temi è bene che non ci sia autoreferenzialità, il governo non deve decidere da solo sulle grandi scelte di sistema”, afferma Roberto Giorgetti che quindi si dice sorpreso che qualcuno si sia seduto al tavolo “non nell'interesse del Paese ma come moneta da spendere per cambiare il quadro politico”. “E se si chiede condivisione – aggiunge – poi non si dica di depositare le riforme senza confronto. O l'uno o l'altro”.
“Il governo può ancora condurre azioni corali di sintesi?”, chiede Elena Tonnini. E sull'appello alla condivisione, ricorda che non va in questa direzione l'aver estromesso l'opposizione dal proprio ruolo legittimo in Cassa di Risparmio, soprattutto dopo il contributo dato dalla minoranza alla legge sulla risoluzione delle crisi bancarie.