Si apre la lunga maratona consiliare sul bilancio ma è ancora la giustizia a tenere banco. In un ufficio di Presidenza urgente che fa slittare di oltre un'ora la seduta parlamentare, viene comunicato che i 32 consiglieri di maggioranza che in una lettera chiedevano alla Reggenza di visionare i famosi verbali delle commissioni giustizia, hanno presentato ricorso al Collegio Garante sollevando conflitto di attribuzioni, con riferimento alle deliberazioni di Consiglio e Ufficio di Presidenza.
Ricorso dichiarato dapprima irricevibile e poi, ripresentato dai Capigruppo di maggioranza, ammesso con riserva. E' stata convocata un'udienza pubblica lunedì 21 gennaio. Lo riferisce la Reggenza ad inizio lavori mentre in un comunicato la maggioranza motiva la richiesta: deriva da rifiuto – scrive – di consultare, anche in via riservata, documenti utili alla conoscenza di fatti poi discussi all'ordine del giorno del Consiglio. Avere accesso ad atti parlamentari – spiega – un diritto, salvo non vi siano precisi disposti di legge che stabiliscano il contrario. L'opposizione si dice basita, ricorda le denunce di Teodoro Lonfernini e Pedini Amati, il sequestro probatorio disposto dal giudice, “su quei fatti – avverte Alessandro Cardelli – c'è un'indagine pendente. “A chi giova?” chiede Federico Pedini Amati, che rileva il paradosso in Udienza Pubblica dei tre capigruppo di maggioranza in qualità di “accusatori e accusati”. I firmatari del ricorso Giorgetti, Morganti e Ciacci, membri dell'Ufficio di Presidenza, comunicano l'intenzione di non opporsi alla costituzione dell'organismo, nel giudizio di fronte al Collegio stesso. Per dargli la possibilità di decidere – spiegano – avendo ascoltato tutte le parti in causa. Per l'opposizione è stata messa in imbarazzo la Reggenza dato che presiede – ricorda - sia l'ufficio di presidenza che il consiglio. “Non si sta mettendo in discussione il suo operato a fine mandato ma in corso. Non era mai successo”– afferma Alessandro Mancini che invita a ritirare il ricorso subito per “dovere morale ed istituzionale”. La sostanza – spiega Giorgetti - è semplice: hanno diritto tutti i consiglieri di avere accesso a quelli che sono atti parlamentari? Oppure gli può essere impedito dall'ufficio di presidenza?” Questione da chiarire – dice - “se si ha rispetto del ruolo di consigliere”, dopo mesi di dibattiti su giustizia e tribunale, alla luce di atti che non è dato conoscere ma su cui tutti si pronunciano”. Per Giancarlo Capicchioni l'obiettivo finale è invece il sindacato alla Pierfelici. Mentre sull'incompatibilità del dirigente del tribunale sollevata da Marco Gatti in quanto presidente del Cda di una società italiana, la Reggenza comunica che sono state avviate verifiche.
MF
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Ricorso dichiarato dapprima irricevibile e poi, ripresentato dai Capigruppo di maggioranza, ammesso con riserva. E' stata convocata un'udienza pubblica lunedì 21 gennaio. Lo riferisce la Reggenza ad inizio lavori mentre in un comunicato la maggioranza motiva la richiesta: deriva da rifiuto – scrive – di consultare, anche in via riservata, documenti utili alla conoscenza di fatti poi discussi all'ordine del giorno del Consiglio. Avere accesso ad atti parlamentari – spiega – un diritto, salvo non vi siano precisi disposti di legge che stabiliscano il contrario. L'opposizione si dice basita, ricorda le denunce di Teodoro Lonfernini e Pedini Amati, il sequestro probatorio disposto dal giudice, “su quei fatti – avverte Alessandro Cardelli – c'è un'indagine pendente. “A chi giova?” chiede Federico Pedini Amati, che rileva il paradosso in Udienza Pubblica dei tre capigruppo di maggioranza in qualità di “accusatori e accusati”. I firmatari del ricorso Giorgetti, Morganti e Ciacci, membri dell'Ufficio di Presidenza, comunicano l'intenzione di non opporsi alla costituzione dell'organismo, nel giudizio di fronte al Collegio stesso. Per dargli la possibilità di decidere – spiegano – avendo ascoltato tutte le parti in causa. Per l'opposizione è stata messa in imbarazzo la Reggenza dato che presiede – ricorda - sia l'ufficio di presidenza che il consiglio. “Non si sta mettendo in discussione il suo operato a fine mandato ma in corso. Non era mai successo”– afferma Alessandro Mancini che invita a ritirare il ricorso subito per “dovere morale ed istituzionale”. La sostanza – spiega Giorgetti - è semplice: hanno diritto tutti i consiglieri di avere accesso a quelli che sono atti parlamentari? Oppure gli può essere impedito dall'ufficio di presidenza?” Questione da chiarire – dice - “se si ha rispetto del ruolo di consigliere”, dopo mesi di dibattiti su giustizia e tribunale, alla luce di atti che non è dato conoscere ma su cui tutti si pronunciano”. Per Giancarlo Capicchioni l'obiettivo finale è invece il sindacato alla Pierfelici. Mentre sull'incompatibilità del dirigente del tribunale sollevata da Marco Gatti in quanto presidente del Cda di una società italiana, la Reggenza comunica che sono state avviate verifiche.
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