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Consiglio, verbali giustizia: il Collegio Garante ammette con riserva il ricorso di 32 Consiglieri di maggioranza

11 dic 2018
Teodoro Lonfernini e i Capitani Reggenti
Teodoro Lonfernini e i Capitani Reggenti
Se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, all'apertura della lunga maratona consiliare sul bilancio, arrivano già le prime frizioni fra maggioranza ed opposizione. Oggetto del contendere gli ormai famosi verbali della commissione giustizia, tornati alla ribalta dopo la pubblicazione di alcuni stralci sulla stampa ed entrati nel dibattito sulla mozione di sfiducia a Renzi. In un ufficio di Presidenza convocato d'urgenza che fa slittare di oltre un'ora la sessione parlamentare, viene comunicato che i 32 consiglieri di maggioranza firmatari della lettera con cui chiedevano alla Reggenza di conoscere i documenti della Commissione Giustizia prima di deliberare sulla loro consegna all'Avvocatura dello Stato, hanno presentato ricorso al Collegio Garanti su conflitto di attribuzioni, contro le decisioni assunte dall'Ufficio di Presidenza sulla trattazione del comma. Tre dei 32 ricorrenti fanno parte dell'organismo che – lo ricordiamo - aveva votato affinché quei verbali, sebbene atti parlamentari, non fossero consultabili dai consiglieri. Questione che aveva acceso lo scontro e tutt'altro che chiusa. In apertura di lavori i Capitani Reggenti informano l'Aula che il Collegio Garante ha ammesso il ricorso con riserva e ha convocato un'udienza pubblica lunedì 21 gennaio.

Per Alessandro Cardelli la maggioranza getta benzina sul fuoco e ricorda le denunce dei Consiglieri Lonfernini e Pedini Amati. “Lo stesso giorno in cui il giudice penale disponeva il sequestro probatorio, la maggioranza interveniva a gamba tesa depositando una richiesta di conflitto di attribuzione. Su quei fatti – ribadisce – c'è un'indagine pendente. Con quali obiettivi è stata portata avanti questa iniziativa? A chi giova? Per Pasquale Valentini l'unico scopo, al di là della confusione derivante dalla conoscenza di quei verbali, è dimostrare che l'ex magistrato dirigente andava allontanato per le cose dette in commissione giustizia. Esprime poi disagio nel ricordare che per ordinamento la decisione che conta in Ufficio di Presidenza è quella finale della Reggenza. “Quando noi mettiamo in discussione ciò che esce dall'udp – dice - mettiamo in discussione il ruolo dei Capitani Reggenti nell'organo voluto per regolamentare la vita del consiglio. Ogni giorno – commenta – scaviamo una nuova buca dove fare affossare il nostro percorso istituzionale”. Anche Federico Pedini Amati chiede a quale scopo la maggioranza continui a chiedere di visionare i verbali. “L'Ufficio di Presidenza – rimarca - ha deliberato di non inserire un comma per renderli pubblici ai consiglieri e quando delibera lo fa in maniera univoca”. Rileva poi il paradosso della presenza in Udienza pubblica dei tre capigruppo di maggioranza in qualità di ricorrenti e soggetti passivi del ricorso stesso dato che presenti in Ufficio di Presidenza, “accusatori – dice - e accusati”. Non è questo il modo – afferma - per tenere i toni bassi.

Iro Belluzzi riporta l'attenzione su quelli che sono i veri problemi del paese. “ I verbali – dice – non sono motore di sviluppo e crescita. Non so se governo, maggioranza e chi fa ricorsi riesce a comprendere il momento, alla vigilia di uno sciopero generale”. Punta il dito contro un ricorso che – fa notare – mette in imbarazzo la Reggenza che presiede i due organismi, ufficio di presidenza e consiglio, contro le cui deliberazioni è stato fatto ricorso.

“Con questo atto – attacca Alessandro Mancini - vi siete opposti a chi li presiede”. Fatto che definisce gravissimo dato che “qui – afferma - non si sta mettendo in discussione l'operato a fine mandato ma in corso. Non era mai successo”. Invita la maggioranza a ritirare “il ricorso verso l'Eccellentissima Reggenza” per “dovere morale e istituzionale”.

Teodoro Lonfernini si dice basito. “Riempiamo ore istituzionali per alimentare guerre che sono sopra le nostre teste”. Anche lui riporta a quelli che sono i veri problemi del paese, all'attesa dei cittadini per dibattiti come quello sul bilancio. Ricorda poi si sta discutendo di una questione su cui pesa la denuncia sua e di Pedini Amati, “in pieno non rispetto dell'autorità giudiziaria fate spallucce e continuate a minare l'autorevolezza del terzo potere del paese”.

Nel tentativo di riportare l'attenzione verso "i veri problemi del paese" Davide Forcellini e Marco Nicolini si concentrano sulla politica estera, Stefano Canti sul piano regolatore e sulle difficoltà nelle compravendite immobiliari.
Marco Gatti torna invece sulla giustizia sollevando, ancora una volta, l'incompatibilità del dirigente del tribunale. Per la la legge 145 l'ufficio di magistrato è incompatibile con incarichi di amministratore e sindaco in società, “dal curriculum di Guzzetta è emerso che presiede il Cda di una società italiana” e chiede la convocazione d'urgenza di un consiglio giudiziario plenario. La Reggenza comunica che sono state avviate procedure di verifica.

Non è compito di governo o maggioranza dirimere la questione – risponde a Gatti Roberto Giorgetti - ci sono organi preposti”. Fa poi una distinzione fra ineleggibilità e incompatibilità. Riguardo al ricorso, la sostanza – dice - è semplice: hanno diritto tutti i consiglieri di avere accesso a quelli che sono atti parlamentari? Oppure gli può essere impedito dall'ufficio di presidenza?” La giudica una questione da chiarire “se si ha rispetto per il ruolo di consigliere”, dopo mesi di dibattiti su dinamiche che riguardano giustizia e tribunale, alla luce di atti che non è dato conoscere ma su cui tutti si pronunciano.


Poi, sull'invito ad abbassare i toni che per l'opposizione la maggioranza promuove solo a parole “la guerra non lo fa uno da solo – afferma Jader Tosi – che chiede di smettere di fare i populisti. Punta il dito contro “l'incoerenza” - dice - di Rete. “Abbiamo sentito parlare che ci sono reati e reati, giudici e giudici. Un reato è un reato. E a giudicarlo ci sono le leggi, nella misura in cui danno le pene. Se vogliono essere coerenti, prima di additare gli altri si guardino allo specchio”.

Per Grazia Zafferani mai come in questi due anni c'è stato abuso di denunce. "Che siamo in una piena guerra mediatica e politica è palese. Con la giustizia è imbarazzante” e torna all'attacco di Governo e maggioranza, mettendo in fila eventi noti, oggetto di forte scontro, a partire dal bilancio di Cassa. "Ci chiedono di prendere le distanze da un membro di Rete. Prendo le distanze - dice - da chi ha eseguito ordini provenienti da poteri esterni".



MF

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