Maggioranza e opposizioni concordano sulla necessità di normare il settore dell'editoria e la professione giornalistica ma danno letture opposte degli articoli chiave del provvedimento, vale a dire quelli che istituiscono la Consulta e l'Autorità Garante. Il testo, per Bene Comune, fa prevalere l'importanza del diritto-dovere ad informare correttamente. L'esigenza di normare il settore è sancita dall'Istanza d'Arengo approvata il 17 gennaio 2013 che chiedeva diritto alla professione e norme deontologiche. La presenza di una Consulta e di una Autorità Garante vanno lette come elevazione dell'importanza del diritto-dovere di informare ed essere informati non da professionisti che si autogiudicano ma che sono tutelati e si lasciano giudicare da istituzioni indirettamente nominate dai concittadini. Per il Segretario Beluzzi i punti fermi provvedimento sono: la corretta informazione per i destinatari, il riconoscimento della professione giornalista - anche attraverso la possibilità di avere un contratto - e il non volere costituire un ordine professionale. Gli unici rimasti, sottolinea, sono in Italia e in Grecia. Sarà il mercato a sancire la possibilità di lavoro per il giornalista, non un esame di Stato che limita l'accesso in quel settore che si auto-regolamenta. Senza voler entrare in polemica con l'Usgi, afferma il Segretario all'informazione, ricordo che abbiamo recepito le richieste e le necessità di chi opera nell'informazione, stabilendo che il codice etico venisse approvato dalla Consulta dei giornalisti. L'Authority, rimarca Belluzzi, è stata strutturata in modo tale che possano farne parte persone non schierate in un partito. Ve ne darò prova, anticipa, indicando come presidente una persona che troverà l'accordo di tutto il Consiglio e che può rappresentare il settore al meglio in base la sua vita, professione e i suoi natali.
Civico 10, Partito Socialista, Rete, Sinistra Unita, Unione per la Repubblica hanno presentato ai 39 articoli del progetto di legge decine di emendamenti contestando l'istituizione di quello che considerano un presidio "politico" del settore dell'informazione ben 2 organismi, nei quali fra l'altro c'è commistione di ruoli fra giornalisti ed editori. La scelta "alternativa" all'istituzione di un ordine professionale, affidando tutti i compiti di un ordine professionale vero e proprio alla Consulta per l'Informazione e all'Autorità Garante per l'Informazione, che ha anche compiti sanzionatori verso i giornalisti, non ha trovato il consenso dei gruppi consiliari di opposizione. Questo aspetto, rimarca, è un'ingerenza diretta nell'autonomia dei professionisti dell’informazione poiché il Presidente dell'Autorità Garante per l'informazione sarà nominato dal Consiglio Grande e Generale su proposta del Segretario di Stato per l'Informazione. La maggioranza di Governo di turno indica solo 2 membri su 5, ma con quello di opposizione diventano prevalenti quelli di nomina politica in un organismo deputato a comminare sanzioni ai professionisti dell'informazione. E, polemizza la minoranza, si sono scordate le definizioni di alcuni principi chiave, il diritto di critica, satira, oblio, demandando parte di questi al codice deontologico.
Civico 10, Partito Socialista, Rete, Sinistra Unita, Unione per la Repubblica hanno presentato ai 39 articoli del progetto di legge decine di emendamenti contestando l'istituizione di quello che considerano un presidio "politico" del settore dell'informazione ben 2 organismi, nei quali fra l'altro c'è commistione di ruoli fra giornalisti ed editori. La scelta "alternativa" all'istituzione di un ordine professionale, affidando tutti i compiti di un ordine professionale vero e proprio alla Consulta per l'Informazione e all'Autorità Garante per l'Informazione, che ha anche compiti sanzionatori verso i giornalisti, non ha trovato il consenso dei gruppi consiliari di opposizione. Questo aspetto, rimarca, è un'ingerenza diretta nell'autonomia dei professionisti dell’informazione poiché il Presidente dell'Autorità Garante per l'informazione sarà nominato dal Consiglio Grande e Generale su proposta del Segretario di Stato per l'Informazione. La maggioranza di Governo di turno indica solo 2 membri su 5, ma con quello di opposizione diventano prevalenti quelli di nomina politica in un organismo deputato a comminare sanzioni ai professionisti dell'informazione. E, polemizza la minoranza, si sono scordate le definizioni di alcuni principi chiave, il diritto di critica, satira, oblio, demandando parte di questi al codice deontologico.
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