Il segretario Lonfernini ha le idee un po’ confuse. Da un parte prima con orgoglio nega che sia stato fatto un passo indietro sul decreto di apertura obbligatoria dei negozi, poi dice che è il paese a perderci.
Lonfernini ha parlato anche di “evidente indisponibilità degli esercenti privati ad offrire il proprio contributo e sostegno allo sviluppo” o anche di “estrema contrarietà e chiusura da parte degli operatori, talvolta ai limiti dello scontro sociale e ai limiti del vivere civile”.
Eppure RETE coi commercianti si è confrontata, prima (e non dopo) del passaggio del Decreto in aula, e non ha visto affatto indisponibilità né inciviltà. Abbiamo fatto un giro in centro e raccolto molte proposte che poi abbiamo trasformato in emendamenti portati in aula.
La maggioranza dei commercianti riconosceva l’importanza dell’apertura serale durante gli eventi, assieme alla necessità di avere una pianificazione ed un confronto sulle strategie turistiche, per non doversi basare più sugli eventi meteorologici…
Veniva respinto il metodo: con il Decreto non si stabiliva un’opportunità ma un obbligo, un’imposizione, non certo una risposta per le politiche turistiche del centro.
Contrarietà ad un metodo definito in aula, da RETE, “sovietico”, che non rispettava nemmeno i principi stabiliti nella Carta dei Diritti sulla libertà imprenditoriale. Di fronte ad un Decreto anticostituzionale è incivile chi lo fa o chi lo contesta?
In aula RETE ha biasimato l’atteggiamento di chiusura al confronto del Segretario, avvisandolo che ad ergere muri ci si trova prima o poi nell’angolo, ed invitandolo a prendere in considerazione le strade alternative e possibili per raggiungere lo stesso obiettivo. Abbiamo proposto un’alternativa, un metodo che invece di punire chi non si sottomette, premiasse chi si impegna, organizzando gli eventi nelle vie in cui vi fosse maggiore disponibilità facoltativa all'apertura serale. Lonfernini continua nell’arroganza di chi crede di avere la verità in tasca, ma evidentemente non conosce la multiforme realtà di un centro storico figlio di anni di immobilismo, e pare non avere alcuna volontà di “abbassarsi “ a conoscerla.
Oggi Lonfernini scarica il peso sulle associazioni di categoria, ma lui stesso aveva ribadito a suo tempo di volersi confrontare solo con esse, non considerando il peso dell’annoso problema della rappresentanza (sollevato da RETE anche al Tavolo per lo Sviluppo). Lascia a loro il compito, nel nuovo Decreto appena emesso, di “promuovere” l’apertura di almeno la metà degli esercizi presenti, ma si è chiesto il Segretario se almeno la metà degli esercizi sono aderenti delle associazioni di categoria? Anziché affrontare il problema, ha preferito imporre le decisioni sulla falsariga di un uso protratto troppo a lungo, con cui pochi commercianti e ristoratori del centro stabiliscono le politiche turistiche telefonando al segretario di turno.
Speriamo, ora che si è dimostrata l’efficienza dei controlli delle forze di polizia per l’apertura dei negozi, che la stessa efficienza si dimostri per affrontare il problema tuttora irrisolto delle guide russe e del lavoro nero.
Il nostro auspicio è che dopo questa batosta il Segretario, sconfessato in una serata pubblica anche dai alcuni suoi colleghi, inizi un percorso di confronto per risolvere i problemi del centro storico con chi quella realtà la vive quotidianamente, e superando le pressioni di tizio o caio, magari coperto volta per volta dai politicanti di turno.
Comunicato stampa Movimento Rete
Lonfernini ha parlato anche di “evidente indisponibilità degli esercenti privati ad offrire il proprio contributo e sostegno allo sviluppo” o anche di “estrema contrarietà e chiusura da parte degli operatori, talvolta ai limiti dello scontro sociale e ai limiti del vivere civile”.
Eppure RETE coi commercianti si è confrontata, prima (e non dopo) del passaggio del Decreto in aula, e non ha visto affatto indisponibilità né inciviltà. Abbiamo fatto un giro in centro e raccolto molte proposte che poi abbiamo trasformato in emendamenti portati in aula.
La maggioranza dei commercianti riconosceva l’importanza dell’apertura serale durante gli eventi, assieme alla necessità di avere una pianificazione ed un confronto sulle strategie turistiche, per non doversi basare più sugli eventi meteorologici…
Veniva respinto il metodo: con il Decreto non si stabiliva un’opportunità ma un obbligo, un’imposizione, non certo una risposta per le politiche turistiche del centro.
Contrarietà ad un metodo definito in aula, da RETE, “sovietico”, che non rispettava nemmeno i principi stabiliti nella Carta dei Diritti sulla libertà imprenditoriale. Di fronte ad un Decreto anticostituzionale è incivile chi lo fa o chi lo contesta?
In aula RETE ha biasimato l’atteggiamento di chiusura al confronto del Segretario, avvisandolo che ad ergere muri ci si trova prima o poi nell’angolo, ed invitandolo a prendere in considerazione le strade alternative e possibili per raggiungere lo stesso obiettivo. Abbiamo proposto un’alternativa, un metodo che invece di punire chi non si sottomette, premiasse chi si impegna, organizzando gli eventi nelle vie in cui vi fosse maggiore disponibilità facoltativa all'apertura serale. Lonfernini continua nell’arroganza di chi crede di avere la verità in tasca, ma evidentemente non conosce la multiforme realtà di un centro storico figlio di anni di immobilismo, e pare non avere alcuna volontà di “abbassarsi “ a conoscerla.
Oggi Lonfernini scarica il peso sulle associazioni di categoria, ma lui stesso aveva ribadito a suo tempo di volersi confrontare solo con esse, non considerando il peso dell’annoso problema della rappresentanza (sollevato da RETE anche al Tavolo per lo Sviluppo). Lascia a loro il compito, nel nuovo Decreto appena emesso, di “promuovere” l’apertura di almeno la metà degli esercizi presenti, ma si è chiesto il Segretario se almeno la metà degli esercizi sono aderenti delle associazioni di categoria? Anziché affrontare il problema, ha preferito imporre le decisioni sulla falsariga di un uso protratto troppo a lungo, con cui pochi commercianti e ristoratori del centro stabiliscono le politiche turistiche telefonando al segretario di turno.
Speriamo, ora che si è dimostrata l’efficienza dei controlli delle forze di polizia per l’apertura dei negozi, che la stessa efficienza si dimostri per affrontare il problema tuttora irrisolto delle guide russe e del lavoro nero.
Il nostro auspicio è che dopo questa batosta il Segretario, sconfessato in una serata pubblica anche dai alcuni suoi colleghi, inizi un percorso di confronto per risolvere i problemi del centro storico con chi quella realtà la vive quotidianamente, e superando le pressioni di tizio o caio, magari coperto volta per volta dai politicanti di turno.
Comunicato stampa Movimento Rete
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