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Dimissioni Celli: le ragioni di una scelta tra attacchi, solidarietà e tentativi di dialogo

14 feb 2019
La Reggenza in Consiglio Grande e Generale
La Reggenza in Consiglio Grande e Generale
“Simone Celli si è dimesso nella più totale autonomia e per problemi personali che devono essere rispettati”. Esordisce così il Segretario di SSD Alessandro Bevitori. Dalla maggioranza piena solidarietà al collega e la critica ad una deriva politica “sempre più preoccupante e pericolosa”. Al di là degli errori – dice Fabrizio Perotto - non si giustificano certi attacchi. Pasquale Valentini invita però ad uscire dall'ipocrisia e chiede: Perché Celli si è dimesso? Per Marco Gatti è stato sacrificato “per permettere alla coalizione di ricostruirsi una verginità e rilanciarsi”. Particolarmente duro, nel giudizio, il suo ex partito. Per il Ps ha servito il gioco folle di altri. Alessandro Mancini ricorda quanto detto in commissione finanze su tribunale e Banca Centrale: “abbiamo toccato con mano – dice - la sua disperazione politica”. Federico Pedini Amati non usa mezze parole: Celli non è mai stato autonomo. Era nelle mani di Grandoni, Confuorti e di un giudice non elevato ad eroe”. Ma il cuore della questione – per l'opposizione - è la copertura politica che l'ex segretario alle Finanze ha ricevuto dalla maggioranza, la stessa maggioranza che a stretto giro accusa l'opposizione di bullismo parlamentare, dimenticando – fa notare Michele Muratori – “che dietro ad un politico e ai suoi errori ci sono una persona e la sua famiglia”. Per Mimma Zavoli, Celli è stato trattato come un cane rabbioso. “Non crediate finisca qui – avverte - è un' attività portata avanti in maniera scientifica da chi in quest'aula ha il controllo totale dell'opposizione”. “Perché tanto livore?” Chiede Giuseppe Morganti. “Celli ha lottato contro poteri forti che governavano il mondo finanziario senza alcun controllo, poteri che si sono poi ribellati. Ha anche fatto in modo che all'interno del sistema nascesse un principio fondamentale: quello della trasparenza”. Anche Matteo Fiorini parla di attacchi mai visti ad una persona non rinviata a giudizio, senza avvisi di garanzia né condanne, quando invece in Aula c'è chi comandava partiti mentre certi personaggi facevano cose ben più gravi. Lo dice la magistratura. Gira voce che sia stato Civico 10 a chiederne la testa ma Matteo Ciacci nega. “Celli si è dimesso – come lui stesso ha scritto - anche per un'esigenza di discontinuità nella coalizione.” A nome del movimento torna poi a invocare il cambio di passo attraverso elementi concreti, come la riappacificazione sociale e gli interventi strutturali. “Sarà questa – dice - la vera sfida”, partendo da un metodo nuovo: il riconoscimento di meriti, responsabilità e l'analisi di quanto avvenuto. Per Francesco Mussoni le dimissioni le ha chieste la maggioranza con un obiettivo: riaprire il dialogo con qualcuno dell'opposizione. L'agonia – dice - continuerà. Non potrete fare in un minuto quello che non avete fatto in due anni”. Di Rete interviene solo Matteo Zeppa. Una scelta voluta. Le dimissioni – dice – un atto dovuto anche se tardivo. Inutile dilungarsi sulla sua inadeguatezza. Speriamo solo che il Governo che lo ha sostenuto fino a ieri, non pensi di ripulirsi la coscienza allontanando un capro espiatorio all'inetrno di un organismo che opera sempre in maniera collegiale”. Domani il dibattito riprenderà con le repliche. A seguire la sostituzione di Celli. Il primo dei non eletti, in SSD, è
Michele Guidi.


MF

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