L’ultimo voto in Birmania c’è stato 20 anni fa e domani, 30 milioni di cittadini, torneranno alle urne per quelle che sono state definite dagli osservatori: elezioni farsa. Il risultato è scontato, i militari continuano a pattugliare le strade e continuano le intimidazioni nei confronti degli elettori. Il regime del generale Than Shwe non teme l’esito delle urne, sicuro di pilotare il voto, l’opposizione sembra non avere alcuna possibilità di successo. Aung San Suu Kyi, è agli arresti domiciliari, anche se le voci parlano di una sua possibile liberazione pochi giorni dopo il voto e il suo partito, la Lega nazionale per la democrazia, che nel 1990 conquistò l'80 per cento dei seggi, obbligato a sciogliersi. Than Shwe, ha definito queste elezioni come un passo avanti nella road map per la democrazia, ma un quarto dei seggi di Camera e Senato sono stati riservati ai militari; ai detenuti politici è stato vietato con una legge ad hoc di candidarsi e qualsiasi voce della dissidenza è stata imbavagliata. Ogni formazione politica anche solo vagamente contraria al regime è stata ridotta all’impotenza.
Sergio Barducci
Sergio Barducci
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