Dopo la disfatta siciliana il Pd prova a rimettere in discussione la leadership di Renzi, alcuni guardano a Paolo Gentiloni, altri al ministro dell'Interno Minniti.
Il voto in Sicilia ha alzato le quotazioni del centrodestra, vincitore perché si è presentato compatto. Non è però detto, secondo il politologo e storico Giovanni Orsina, che il medesimo risultato si abbia anche alle politiche, anche perché il centrodestra deve trovare un candidato che vada oltre la figura di Silvio Berlusconi, inossidabile ma pur sempre 81enne.
C'è tutta una fetta di elettorato moderato da conquistare, poiché quello “arrabbiato” ha già la sua casa, dalla Lega al M5S.
E non potevano mancare nemmeno i problemi interni, il Pd mette in discussione anche la leadership di Renzi: per il capogruppo alla Camera, Ettore Rosato, serve un'alleanza più larga possibile, e di nomi spendibili ce ne sono tanti, a partire da Paolo Gentiloni che non a caso, dice, è a Palazzo Chigi. D'accordo anche il ministro Andrea Orlando, mentre c'è chi guarda convinto al ministro dell'Interno Marco Minniti, nome oggi solido e spendibile. Per una futura coalizione di centrosinistra Giuliano Pisapia guarda a Pietro Grasso, che è in aperto contrasto col Pd dopo la decisione di porre la fiducia sul Rosatellum bis, tanto che il presidente è approdato al gruppo misto. Alcuni lo avrebbero voluto candidato proprio in Sicilia, “imputarmi il risultato siciliano – è stata però la sua risposta piccata – è solo una patetica scusa”.
Francesca Biliotti
Nel video l'intervista a Giovanni Orsina politologo Università Luiss di Roma
Il voto in Sicilia ha alzato le quotazioni del centrodestra, vincitore perché si è presentato compatto. Non è però detto, secondo il politologo e storico Giovanni Orsina, che il medesimo risultato si abbia anche alle politiche, anche perché il centrodestra deve trovare un candidato che vada oltre la figura di Silvio Berlusconi, inossidabile ma pur sempre 81enne.
C'è tutta una fetta di elettorato moderato da conquistare, poiché quello “arrabbiato” ha già la sua casa, dalla Lega al M5S.
E non potevano mancare nemmeno i problemi interni, il Pd mette in discussione anche la leadership di Renzi: per il capogruppo alla Camera, Ettore Rosato, serve un'alleanza più larga possibile, e di nomi spendibili ce ne sono tanti, a partire da Paolo Gentiloni che non a caso, dice, è a Palazzo Chigi. D'accordo anche il ministro Andrea Orlando, mentre c'è chi guarda convinto al ministro dell'Interno Marco Minniti, nome oggi solido e spendibile. Per una futura coalizione di centrosinistra Giuliano Pisapia guarda a Pietro Grasso, che è in aperto contrasto col Pd dopo la decisione di porre la fiducia sul Rosatellum bis, tanto che il presidente è approdato al gruppo misto. Alcuni lo avrebbero voluto candidato proprio in Sicilia, “imputarmi il risultato siciliano – è stata però la sua risposta piccata – è solo una patetica scusa”.
Francesca Biliotti
Nel video l'intervista a Giovanni Orsina politologo Università Luiss di Roma
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