Il M5S presenta il suo programma elettorale e candida anche nomi dalla società civile. Lega e Berlusconi insistono sulla “flat tax”.
Da Pescara Luigi Di Maio enuncia il programma a 5Stelle: meno tasse, meno burocrazia, tagli agli sprechi e lotta all'evasione. Ma finora nessuno si è azzardato a proporre l'opposto.
Niente più referendum sull'Euro, che comunque in Italia non potrebbe svolgersi, la “lista dei desideri” comprende l'eliminazione dell'Irap per piccole e medie imprese; 780 euro al mese per i pensionati; il reddito di cittadinanza; nessuna tassa per chi guadagna meno di 10.000 euro l'anno; alle famiglie rimborsi per asilo nido, pannolini e baby sitter; tagli alle liste d'attesa in sanità, e la riduzione della durata dei processi.
Con loro si candidano Gianluigi Paragone, Emilio Carelli e Gregorio De Falco, divenuto famoso per i rimproveri urlati al comandante Schettino.
“Non c'è possibilità che il M5S arrivi a guidare il governo”, è la netta presa di posizione del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. “Se anche fossero confermati i sondaggi – ha continuato – i numeri non sarebbero comunque sufficienti”.
Sarà però importante anche il partito più votato: due terzi dei seggi infatti si attribuiscono col sistema proporzionale.
Chi non disdegna un dialogo coi 5Stelle è Pier Luigi Bersani, per il quale “parlarci è un dovere, fare un'alleanza di governo è tutto un altro film. Se volessero uscire dall'euro, balbettare sull'antifascismo e sugli immigrati stare un po' con la destra, li saluterei”.
Chi ritiene di essere sottostimata dai sondaggi è invece la Lega, che in cuor suo spera di fare anche meglio di Berlusconi. Sulla riduzione delle tasse sono invece d'accordo, proponendo la flat tax, sistema di tassazione proporzionale ad aliquota unica; oggi in Italia è progressivo, potrebbe dunque servire anche una riforma costituzionale.
Francesca Biliotti
Da Pescara Luigi Di Maio enuncia il programma a 5Stelle: meno tasse, meno burocrazia, tagli agli sprechi e lotta all'evasione. Ma finora nessuno si è azzardato a proporre l'opposto.
Niente più referendum sull'Euro, che comunque in Italia non potrebbe svolgersi, la “lista dei desideri” comprende l'eliminazione dell'Irap per piccole e medie imprese; 780 euro al mese per i pensionati; il reddito di cittadinanza; nessuna tassa per chi guadagna meno di 10.000 euro l'anno; alle famiglie rimborsi per asilo nido, pannolini e baby sitter; tagli alle liste d'attesa in sanità, e la riduzione della durata dei processi.
Con loro si candidano Gianluigi Paragone, Emilio Carelli e Gregorio De Falco, divenuto famoso per i rimproveri urlati al comandante Schettino.
“Non c'è possibilità che il M5S arrivi a guidare il governo”, è la netta presa di posizione del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. “Se anche fossero confermati i sondaggi – ha continuato – i numeri non sarebbero comunque sufficienti”.
Sarà però importante anche il partito più votato: due terzi dei seggi infatti si attribuiscono col sistema proporzionale.
Chi non disdegna un dialogo coi 5Stelle è Pier Luigi Bersani, per il quale “parlarci è un dovere, fare un'alleanza di governo è tutto un altro film. Se volessero uscire dall'euro, balbettare sull'antifascismo e sugli immigrati stare un po' con la destra, li saluterei”.
Chi ritiene di essere sottostimata dai sondaggi è invece la Lega, che in cuor suo spera di fare anche meglio di Berlusconi. Sulla riduzione delle tasse sono invece d'accordo, proponendo la flat tax, sistema di tassazione proporzionale ad aliquota unica; oggi in Italia è progressivo, potrebbe dunque servire anche una riforma costituzionale.
Francesca Biliotti
Riproduzione riservata ©