Con l’avvicinarsi della data del referendum del 20 ottobre, si infuoca anche il dibattito sui quesiti referendari in oggetto. Uno in particolare, quello che chiede di intraprendere il percorso di adesione all’Unione Europea, ha suscitato molto clamore e numero discussioni a più livelli e su molteplici mezzi di comunicazione. Sul “vecchio continente” se ne sono sentite di tutti i colori, sono state sostenute le tesi più svariate e le ipotesi più fantasiose. Nonostante l’ampio dibattito, in realtà, quello che emerge è una sostanziale conoscenza distorta della realtà europea da parte della maggior parte della popolazione, unita
alla difesa di credenze e pericolose leggende metropolitane che rischiamo, però, di compromettere il futuro del nostro paese. Tra le motivazioni più popolari, per giustificare la piena adesione, vi è, per esempio, quella per cui, aderendo, si accederebbe alla possibilità di studiare all’estero e compiere stage formativi nel
territorio europeo. Molti cittadini si sono autoconvinti che la totale adesione sia l’unica maniera per far studiare all’estero i propri figli e che il Progetto Erasmus sia l’unico modo per permettere agli studenti di “varcare il confine”. Questo non è assolutamente vero, altri paesi nelle nostre condizioni, hanno stretto accordi con le migliori università del mondo garantendo agli studenti più meritevoli della propria nazione di poter studiare negli atenei più facoltosi. Per ottenere questo, quindi, non è affatto necessario né
obbligatorio, entrare nell’Unione Europea! Basterebbe, semplicemente, avere la voglia di stringere accordi specifici per poter permettere ai propri studenti di studiare all’estero. Se proprio si vuol fare della polemica sul fatto che per anni ed anni San Marino non ha avuto un programma di stage e studi all’estero, non si deve dire che la motivazione è che non si è mai voluti entrare in europa, piuttosto, che per quarant’anni e
più i nostri governanti non hanno mai avuto la voglia di stipulare un misero accordo con le università o singoli accordi con gli stati per formare le giovani menti all’estero. Infine ci permettiamo di ricordare come la Svizzera, che non è membro dell’UE partecipi ai progetti Erasmus e come le migliori università in cui studiare siano sempre e comunque quelle americane, ovvero al di fuori del territorio europeo. Inoltre, la stessa Svizzera, che lo ribadiamo non aderisce all’Unione, fa parte anche dei paesi Schengen; questo permette di ribadire ancora una volta che andare a muovere mari e monti per aderire non è strettamente necessario, e ribadiamo ancora che non dobiamo domandarci come mai non siamo entrati prima nell’Unione Europea, ma dobbiamo chiederci come mai i governanti del passato non abbiano avuto nemmeno la voglia di stipulare un misero accordo, che oggi permetterebbe ai sammarinesi di circolare e di far circolare liberamente le proprie merci e di avere scambi culturali con l’estero. In tutto questo il nostro movimento invita la cittadinanza a valutare attentamente le motivazioni di adesione perché spesso sono futili e non concretamente utili al nostro paese, vale la pena aumentare ulteriormente i costi della pubblica amministrazione, limitare la nostra sovranità ed avere vincoli pesanti come quelli imposti dall’adesione , quando basterebbe fare uno sforzo negoziale ed ottenere tutto quanto, come hanno già fatto altri, senza
aderire? Se siete interessati a conoscere una versione dei fatti seria e competente, approfittiamo per invitarvi il 7 ottobre alla Sala Montelupo di Domangnano, dove, alle ore 21 un team di ricerca composto da tre professori esperti di diritto e commercio europeo ci diranno come vedono la nostra situazione ed i possibili scenari futuri. Non mancate!
alla difesa di credenze e pericolose leggende metropolitane che rischiamo, però, di compromettere il futuro del nostro paese. Tra le motivazioni più popolari, per giustificare la piena adesione, vi è, per esempio, quella per cui, aderendo, si accederebbe alla possibilità di studiare all’estero e compiere stage formativi nel
territorio europeo. Molti cittadini si sono autoconvinti che la totale adesione sia l’unica maniera per far studiare all’estero i propri figli e che il Progetto Erasmus sia l’unico modo per permettere agli studenti di “varcare il confine”. Questo non è assolutamente vero, altri paesi nelle nostre condizioni, hanno stretto accordi con le migliori università del mondo garantendo agli studenti più meritevoli della propria nazione di poter studiare negli atenei più facoltosi. Per ottenere questo, quindi, non è affatto necessario né
obbligatorio, entrare nell’Unione Europea! Basterebbe, semplicemente, avere la voglia di stringere accordi specifici per poter permettere ai propri studenti di studiare all’estero. Se proprio si vuol fare della polemica sul fatto che per anni ed anni San Marino non ha avuto un programma di stage e studi all’estero, non si deve dire che la motivazione è che non si è mai voluti entrare in europa, piuttosto, che per quarant’anni e
più i nostri governanti non hanno mai avuto la voglia di stipulare un misero accordo con le università o singoli accordi con gli stati per formare le giovani menti all’estero. Infine ci permettiamo di ricordare come la Svizzera, che non è membro dell’UE partecipi ai progetti Erasmus e come le migliori università in cui studiare siano sempre e comunque quelle americane, ovvero al di fuori del territorio europeo. Inoltre, la stessa Svizzera, che lo ribadiamo non aderisce all’Unione, fa parte anche dei paesi Schengen; questo permette di ribadire ancora una volta che andare a muovere mari e monti per aderire non è strettamente necessario, e ribadiamo ancora che non dobiamo domandarci come mai non siamo entrati prima nell’Unione Europea, ma dobbiamo chiederci come mai i governanti del passato non abbiano avuto nemmeno la voglia di stipulare un misero accordo, che oggi permetterebbe ai sammarinesi di circolare e di far circolare liberamente le proprie merci e di avere scambi culturali con l’estero. In tutto questo il nostro movimento invita la cittadinanza a valutare attentamente le motivazioni di adesione perché spesso sono futili e non concretamente utili al nostro paese, vale la pena aumentare ulteriormente i costi della pubblica amministrazione, limitare la nostra sovranità ed avere vincoli pesanti come quelli imposti dall’adesione , quando basterebbe fare uno sforzo negoziale ed ottenere tutto quanto, come hanno già fatto altri, senza
aderire? Se siete interessati a conoscere una versione dei fatti seria e competente, approfittiamo per invitarvi il 7 ottobre alla Sala Montelupo di Domangnano, dove, alle ore 21 un team di ricerca composto da tre professori esperti di diritto e commercio europeo ci diranno come vedono la nostra situazione ed i possibili scenari futuri. Non mancate!
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