Nei documenti la storia del paese e del partito si rincorrono, si intrecciano, tirano le fila di 10 anni di PSD, non a caso nell'anniversario della festa dell'Arengo. Lezione di passione che non può essere ripetuta quella del 25 marzo 1906, l'Assemblea congressuale si confronta su spunti concreti di analisi del presente proiettati sulla 'prospettiva slogan': il futuro.
Si torna al febbraio del 2005 per ritrovare le ragioni della spinta della nascita: una legge elettorale che trasferisse più potere decisionale ai cittadini, poi gli scenari internazionali, l'Europa come scelta politica, cui San Marino si sta avvicinando su una strada diversa ma comunque concreta, forte dell'ingresso nella white list italiana e dei riconoscimento dell'Ocse. L'analisi dei gruppi di lavoro alla voce “internazionalizzazione” mette sul tavolo proposte che faranno discutere: riformare struttura e missione di Banca Centrale e Camera di Commercio, per favorire la crescita di investimenti esistenti, l'arrivo di nuovi e l'assistenza alle aziende.
I documenti allineano una serie di proposte, 'benzina' al 'motore riformista' (come il PSD ama definirsi), della coalizione “Bene Comune”. Dopo settimane di verifica di governo, “i buoni rapporti con gli alleati dovranno servire a rafforzare l'azione dell'esecutivo sul metodo e sui contenuti” il presidente Francesco Morganti fa una valutazione positiva di metà legislatura e spinge sulla ripresa del dialogo riformista. Verso l'aggregazione dell'area cui aveva dato mandato il Congresso 2013, per un patto duraturo alla conquista di potenziale elettorato ampio: il PSD guarda alla sua sinistra, a Sinistra Unita e Civico 10, e Partito Socialista, dopo il tramonto del periodo di ostracismo. ma anche al centro “l'UPR è una dinamica forza politica con la quale non sono mancate e non mancheranno occasioni di collaborazione”. Prove di dialogo in una fase estremamente fluida, che per certi aspetti sembra fare tornare San Marino negli anni del battesimo, al 2005/ 2006, ma con nuovi indirizzi, nuovi scenari e forse nuove politiche: “c'è allora bisogno anche di un altro PSD”? All'Assemblea l'ardua sentenza.
Dopo una vivace discussione la risoluzione conclusiva approva i documenti dei tre gruppi di lavoro, inserisce la 'questione morale' tra le urgenze della politica, per voce dell'Assemblea promuove la costruzione di un grande movimento riformista.
Nel video l'intervista al segretario Marina Lazzarini e al presidente Francesco Morganti, che sintetizzano i principi della risoluzione finale
Si torna al febbraio del 2005 per ritrovare le ragioni della spinta della nascita: una legge elettorale che trasferisse più potere decisionale ai cittadini, poi gli scenari internazionali, l'Europa come scelta politica, cui San Marino si sta avvicinando su una strada diversa ma comunque concreta, forte dell'ingresso nella white list italiana e dei riconoscimento dell'Ocse. L'analisi dei gruppi di lavoro alla voce “internazionalizzazione” mette sul tavolo proposte che faranno discutere: riformare struttura e missione di Banca Centrale e Camera di Commercio, per favorire la crescita di investimenti esistenti, l'arrivo di nuovi e l'assistenza alle aziende.
I documenti allineano una serie di proposte, 'benzina' al 'motore riformista' (come il PSD ama definirsi), della coalizione “Bene Comune”. Dopo settimane di verifica di governo, “i buoni rapporti con gli alleati dovranno servire a rafforzare l'azione dell'esecutivo sul metodo e sui contenuti” il presidente Francesco Morganti fa una valutazione positiva di metà legislatura e spinge sulla ripresa del dialogo riformista. Verso l'aggregazione dell'area cui aveva dato mandato il Congresso 2013, per un patto duraturo alla conquista di potenziale elettorato ampio: il PSD guarda alla sua sinistra, a Sinistra Unita e Civico 10, e Partito Socialista, dopo il tramonto del periodo di ostracismo. ma anche al centro “l'UPR è una dinamica forza politica con la quale non sono mancate e non mancheranno occasioni di collaborazione”. Prove di dialogo in una fase estremamente fluida, che per certi aspetti sembra fare tornare San Marino negli anni del battesimo, al 2005/ 2006, ma con nuovi indirizzi, nuovi scenari e forse nuove politiche: “c'è allora bisogno anche di un altro PSD”? All'Assemblea l'ardua sentenza.
Dopo una vivace discussione la risoluzione conclusiva approva i documenti dei tre gruppi di lavoro, inserisce la 'questione morale' tra le urgenze della politica, per voce dell'Assemblea promuove la costruzione di un grande movimento riformista.
Nel video l'intervista al segretario Marina Lazzarini e al presidente Francesco Morganti, che sintetizzano i principi della risoluzione finale
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