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FMI: i soldi che ci servono

15 gen 2018
fmi e maggioranzaFMI: i soldi che ci servono
FMI: i soldi che ci servono - Sull'indebitamento estero si gioca una partita importante, con l'incognita dell'entità del finanziam...
Sull'indebitamento estero si gioca una partita importante, con l'incognita dell'entità del finanziamento, dei tempi, del suo impiego. La maggioranza si confronta e cerca condivisione. C'è chi spinge sull'acceleratore e chi tira il freno a mano. Civico 10, ad esempio, che da sempre guarda al debito come extrema ratio, chiede cautela, “non vogliamo basare la nostra economia sul debito”, ribadisce Matteo Ciacci. Il movimento vuole capire quanto serve, “quanto per la liquidità, quanto per il sistema bancario”. Un'analisi comune anche alla luce di piani industriali e di rientro. C'è il fattore tempo. “Abbiamo scoperto la malattia, stiamo affrontando la cura – continua il capogruppo di Civico 10 – dobbiamo organizzarci come paese, portare a casa le riforme. La fretta è cattiva consigliera”. C'è l'invito a sondare il mercato, a valutare le opzioni in base al tasso di interesse. Una volta individuata la cifra e a chi chiederla, occorrerà decidere come impiegarla. In riserve di liquidità o nello sviluppo? “C'è da ricostituire la liquidità dello Stato – spiega Lorenzo Lonfernini – da affrontare la ricapitalizzazione del sistema bancario e gli investimenti previsti nella legge di bilancio”. Una cifra, quindi, che si aggirerebbe intorno ai 600 milioni circa. Se la ricapitalizzazione delle banche è affidata in prima battuta ai loro soci, per Cassa di Risparmio – che è banca dello Stato – entra in gioco il 5ter che spalma il buco in 25 anni. “Il Fondo ci ha detto che prima di parlare di finanziamento e debito dobbiamo riparare il tetto” - chiarisce Giuseppe Morganti. Tradotto: prima di intervenire con ricapitalizzazioni e prestiti occorre capire come i nostri istituti bancari ricominceranno a fare utili. Risanare Cassa, quindi, per permetterle di tornare in attivo. “La necessità di ricapitalizzare è un debito che lo Stato ha già – afferma Morganti -, cambiare quel debito e farlo con un' entità internazionale, banca estera o emissione di bond, ripristina la solidità nella banca e genera le condizioni di ripianamento”. A chi rivolgersi? Il Fondo – è stato detto – concederà al nostro paese 120 milioni al massimo. E se la sua certificazione e aiuto tecnico interessano la maggioranza quanto e più del sostegno economico, rimane da chiarire a chi chiedere ulteriori aiuti. L'FMI avrebbe suggerito di ricorrere anche a risorse interne. Quindi, i fondi pensione. “Impegnarli in una ricapitalizzazione è un passo che va discusso con il paese e condiviso – dice Lorenzo Lonfernini - non può farlo la politica da sola”. “Abbiamo bisogno di liquidità aggiuntiva – dice Morganti – i fondi pensione sono già presenti nel sistema”. Non è poi esclusa la via romana. Possiamo tornare a bussare alla Cassa debito e prestiti? “Quel finanziamento – spiega Morganti - deve passare nel Parlamento italiano. La vedo dura. Ma da Padoan – aggiunge - c'è sostegno”. Una soluzione potrebbe essere una banca di sistema. Ma ci sono le elezioni. “E' comunque importante un finanziamento variegato – precisa il capogruppo di SSD – se ci rivolgiamo ad un unico soggetto gli permettiamo di fare la voce grossa”.
Tornando al nodo del problema, come far sì che le banche tornino a fare utile? Tramite la bad bank a cui cedere gli npl; riparametrando – ci dicono - i costi con la possibilità di generare ricavi; proponendo nuovi servizi. C'è chi dice “meglio un ufficio esteri ad un ufficio prestiti”. E come la mettiamo con il mercato europeo? “L'europa è disposta a fare entrare il nostro sistema nel loro nella misura in cui rispettiamo Basilea 3”, ci rivela una fonte della maggioranza. Resta da valutare se siamo in grado di farlo.

MF

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