Per nulla pentito dei giudizi espressi l’altra sera sulla dirigenza del suo partito, Gatti rilancia e rincara la dose. Non ha gradito le affermazioni fatte dai vertici democristiani in risposta alle sue esternazioni e ribatte risentito. “Accusare me di essere causa dell’instabilità – sbotta – è assolutamente risibile. Chi oggi dirige il partito o le sue correnti interne, aveva allora incarichi nel partito o nel governo. Se ho una responsabilità – dichiara– è quella di aver fatto fare politica a chi oggi mi accusa, mentre prima mi venerava. Se non fosse stato per me – aggiunge – qualcuno di loro non avrebbe avuto un posto nella politica”. Parole pesanti verso i vertici del suo partito e verso la politica che stanno portando avanti. Gatti conferma le definizioni già usate, di una classe dirigente inadeguata, bugiarda e incapace. Il governo straordinario non gli piace e non lo nasconde: “Avrebbe dovuto portare a compimento poche e precise cose – dichiara – e non lo sta facendo. Sarebbe sufficiente facesse la riforma elettorale, ma non lo vedo capace di farlo e che garantisse di fare meno danni possibile”. Sul fronte della alleanze ha un disegno: quello di unire le forze che definisce vicine alla DC: i popolari, I Sammarinesi per la Libertà, Alleanza Popolare, Alleanza Nazionale e i Socialisti di Casali. Il suo partito non lo segue e questo lo fa arrabbiare. “Se la Dc – dichiara – pensa di governare in futuro insieme alla sinistra non è più un partito di centro. Un centro – manda a dire Gatti a Lonfernini – nel quale la DC non si trova per grazia divina, ma perché fa politiche e alleanza di centro. Oggi – aggiunge – il mio partito è sul carro dell’alternanza. E le critiche si sommano. Non solo la dirigenza è incapace, ma succube della politica di altri, senza forza progettuale, terrorizzata da Gatti e tutta protesa a non perdere la poltrona”. L’ex segretario degli esteri difende a spada tratta la sua politica degli anni passati, ricorda la firma dell’accordo per il centro oncologico e accusa i democratici di aver voluto distruggere tutto, ma ancora di più il suo partito per averglielo lasciato fare. Uno strappo che si potrà ricucire quello con i nuovi dirigenti? “Non ho problemi – dichiara – sono pronto ad un confronto pubblico con loro e a dialogare se vorranno farlo sui progetti”. Alla domanda se lascerà o no la Dc, Gatti risponde “Non ho problemi a stare nella Dc, ho problemi a stare zitto e a dire che tutto va bene. Vorrei che il mio partito facesse politica sul serio e questo – conclude – significa cercare convergenze con le forze a noi vicine”.
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