I giochi protagonisti dell’Aula con il decreto che modifica la legge adeguandola alla normativa italiana. “Non vogliamo ampliare il settore, spiega il Governo, ma mantenere introiti importanti per lo Stato”. Il Segretario alle Finanze conferma la volontà del Patto di dire no ai casinò, ma “senza questo decreto – sottolinea – l’alternativa è chiudere”. L’opposizione contesta la scelta, affermando che “per un sistema autonomo e sovrano non basta che chi ci sta di fianco cambi le regole per seguirle”. Critiche anche per la durata minima delle partite abbassata a 4 secondi e al costo massimo di 10 euro e sull'incognita della nuova sede della Giochi del Titano. “Da un lato - afferma la minoranza - il decreto garantisce la sopravvivenza dei giochi. Dall'altro si va verso l'adozione delle linee guida dei casinò moderni, il binomio macchinette e alberghi di lusso”. Per l’opposizione il decreto sui giochi non è in linea con il programma della maggioranza. Un sospetto che tutte le liste del Patto smentiscono. Dal programma di governo emerge con chiarezza come il settore dei giochi non sia inserito nel futuro dell'economia del Paese. “Il decreto - dice la maggioranza - è in linea con il sano realismo su cui è improntato il programma”. Gli obiettivi sono proteggere l’occupazione e il gettito che i giochi portano allo Stato, mettendo regole in quella che finora è stata terra di nessuno, come le macchinette nei bar. “Dal 2007 al 2009 c’è stato un calo del 13% degli introiti dei giochi, se non si fosse intervenuto - conclude la maggioranza - la gestione sarebbe destinata al fallimento”.
Sonia Tura
Sonia Tura
Riproduzione riservata ©