Non scioglie la riserva sulla sua eventuale candidatura alle prossime elezioni, il Senatore Giulio Tremonti, ma chiarisce che il movimento Rinascimento, a cui ha dato vita insieme a Vittorio Sgarbi, si colloca nello scenario del centro destra.
Non commenta il cosiddetto “patto dell’arancino” siglato in Sicilia fra Berlusconi, Salvini e Meloni, si limita affermare la convinzione che si debba lavorare sodo per scalzare una politica e una classe dirigente che considera inadeguata e impreparata.
Critica fortemente l'eccesso di norme varate dal parlamento, i ripetuti emendamenti che la politica apporta alle leggi anche nel giro di pochi mesi.
Contesta la gestione del Paese da parte di Monti prima e di Renzi poi, invita ad una semplificazione dell'architettura legislativa italiana: “Si torni – dichiara – ai quattro codici che hanno accompagnato l’Italia durante il miracolo economico”.
L’ex Ministro dell’Economia coglie l'occasione di un convegno organizzato per ragionare sulle tematiche sollecitate dal libro scritto a quattro mani con Vittorio Sgarbi per esprimere la sua visione delle politiche europee, distoniche e disarmoniche.
“In Germania – ha affermato - non esiste limite all'uso di denaro contante, al contrario di quello che avviene Italia. Non ne faccio una questione di opportunità sull'uso del contante – ha aggiunto – ma di equità delle regole. Non va bene che loro non abbiano limiti e noi invece si. Le regole devono essere uguali per tutti”.
Ha raccomandato particolare attenzione ai territori, alle municipalità, ai piccoli centri, al contrario di una centralizzazione che ha, di fatto, soffocato le peculiarità di un’Italia fatta di tante identità.
Contestato la scelta di vendere agli stranieri pezzi importanti dell’impresa e dell'economia italiana. “Avete mai visto una banca italiana in Francia? – ha domandato - Però abbiamo banche straniere in Italia e questo porta via il risparmio, uno dei nostri portanti valori economici”.
Citando Leopardi ha invitato a riprendere il discorso sull’Europa e sulle Nazioni che la compongono.
Non commenta il cosiddetto “patto dell’arancino” siglato in Sicilia fra Berlusconi, Salvini e Meloni, si limita affermare la convinzione che si debba lavorare sodo per scalzare una politica e una classe dirigente che considera inadeguata e impreparata.
Critica fortemente l'eccesso di norme varate dal parlamento, i ripetuti emendamenti che la politica apporta alle leggi anche nel giro di pochi mesi.
Contesta la gestione del Paese da parte di Monti prima e di Renzi poi, invita ad una semplificazione dell'architettura legislativa italiana: “Si torni – dichiara – ai quattro codici che hanno accompagnato l’Italia durante il miracolo economico”.
L’ex Ministro dell’Economia coglie l'occasione di un convegno organizzato per ragionare sulle tematiche sollecitate dal libro scritto a quattro mani con Vittorio Sgarbi per esprimere la sua visione delle politiche europee, distoniche e disarmoniche.
“In Germania – ha affermato - non esiste limite all'uso di denaro contante, al contrario di quello che avviene Italia. Non ne faccio una questione di opportunità sull'uso del contante – ha aggiunto – ma di equità delle regole. Non va bene che loro non abbiano limiti e noi invece si. Le regole devono essere uguali per tutti”.
Ha raccomandato particolare attenzione ai territori, alle municipalità, ai piccoli centri, al contrario di una centralizzazione che ha, di fatto, soffocato le peculiarità di un’Italia fatta di tante identità.
Contestato la scelta di vendere agli stranieri pezzi importanti dell’impresa e dell'economia italiana. “Avete mai visto una banca italiana in Francia? – ha domandato - Però abbiamo banche straniere in Italia e questo porta via il risparmio, uno dei nostri portanti valori economici”.
Citando Leopardi ha invitato a riprendere il discorso sull’Europa e sulle Nazioni che la compongono.
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