Lunga notte a Palazzo dove i lavori proseguono fino alle tre di mattina. Dopo lo scontro feroce del pomeriggio il clima si distende. Restano enormi distanze e posizioni difficilmente conciliabili. Gli emendamenti dell'opposizione, perlopiù soppressivi, vengono tutti bocciati. Dopo l'approvazione dell'interpretazione autentica per cui la proroga dell'incarico dei Magistrati oltre il sessantottesimo anno di età sia rispondente a comprovate esigenze di servizio attestate dalla relazione del Magistrato Dirigente, si passa all'articolo che toglie al Dirigente non Magistrato il diritto di voto in Consiglio Giudiziario.
"È uno dei nodi del progetto di legge, un articolo ad personam, con nomi e cognomi – attacca Rf, con Giuseppe Morganti di Libera che giudica improprio che chi abbia responsabilità organizzativa del tribunale non possa esercitare diritti che gli sono propri. “Togliendo il diritto di voto al Dirigente – avverte Nicola Renzi – si crea uno squilibrio nella composizione paritetica del Consiglio Giudiziario plenario. Ce lo dice in maniera chiara – spiega – la sentenza dei Garanti, che definisce la presenza del Dirigente indispensabile per assicurare che esigenze e problemi dell'ufficio che dirige siano puntualmente portati all'esame dell'organo collegiale. Mette poi in guardia dal paradosso di un Dirigente che presenta la relazione sullo stato della giustizia senza poter votarla. Se per Alberto Giordano Spagni Reffi di Rete si sta correggendo una sproporzione riportando equilibrio tra togati e non, per Rossano Fabbri è mancato alla maggioranza il coraggio di abrogare la norma del 2019 che riconosceva al Dirigente prerogative del magistrato. “Anche quella – dice - era ad personam e avevate tutto il diritto di tornare indietro ma dovevate dirlo chiaramente, non togliergli il diritto di voto. Col coraggio delle scelte – afferma - politicamente nessuno potrà dirvi nulla”.
Matteo Ciacci spera sia stato fatto un ragionamento con Guzzetta che ha una sua credibilità in Italia. “Stiamo parlando di persone e la buona politica – afferma - si deve anche dotare di capacità relazionale”. Francesco Mussoni invita però a non spostare il piano istituzionale su quello personale. “Serve distacco e autonomia rispetto alla magistratura, che significa – spiega - legiferare senza il meccanismo di concertazione tipico dell'amministrazione e gestionale”. Gian Nicola Berti invita a non perdere la finalità della norma, che non è togliere un voto ma ristabilire il requisito necessario all'affermazione che la magistratura è un potere dello stato indipendente. “Vogliamo ristabilire - afferma - un concetto di competenza. Al posto del direttore del tribunale ci mettiamo un magistrato”. Critica poi Guzzetta per l'affermazione nella relazione sulla giustizia che ci sono giudici inquirenti che operano in forma collegiale. “È escluso dal nostro ordinamento. Attenzione ad affermare queste cose, tutti i processi possono essere dichiarati nulli.” Muro contro muro anche sull'ultimo articolo secondo cui il Consiglio Giudiziario Plenario è composto in via prioritaria dal Magistrati nominati a tempo indeterminato. Per l'opposizione non è interpretazione autentica ma una modifica della legge dato che l'emendamento della maggioranza introduce l'articolo 3 bis che entra nel dettaglio della composizione stessa.
Rf e Libera sollevano la questione della retroattività. “Ci sono atti – chiedono – che possono essere impugnati?” “ La legge non è minimamente cambiata – afferma Alessandro Cardelli che, in merito ai suoi effetti, accusa la minoranza di strumentalizzazioni: “se quell'organo nella scorsa legislatura non era legittimamente costituito, per poterne impugnare le decisioni serve una legge di interpretazione autentica o lo si può fare in qualsiasi momento?”. L'interpretazione autentica è retroattiva per definizione” – spiega Rossano Fabbri. “Occorre fare molta attenzione. Sarà il Collegio Garante a doversi esprimersi se si tratta o meno di innovazione”. “Il superamento del periodo di prova – dice Denise Bronzetti – viene deliberato dal Consiglio Giudiziario Plenario. Immaginate la presenza nell'organismo di magistrati sottoposti a quella decisione. Non posso credere che non riusciate a comprenderne le motivazioni”. "È un dialogo fra sordi" – afferma Fernando Bindi, che chiede: “prevale la funzione giurisdizionale che i giudici esercitano anche in periodo di prova o qualcos'altro? C'è una contraddizione”. Sostiene poi la tesi dell'autogoverno della magistratura e si dice fieramente contrario che membri della commissione giustizia siano traslati in un organismo giudiziario. Il Segretario Marco Gatti spiega che l'articolo 3 bis non va in discontinuità con la norma precedente. “Il principio rimane lo stesso. Chiarisce soltanto in maniera netta e puntuale la garanzia della composizione paritetica. La convocazione dal parte della Reggenza del prossimo Consiglio Giudiziario Plenario richiede venga chiarito a quali soggetti debba essere indirizzata”.