Il governo Berlusconi incassa alla Camera la sua 53/esima fiducia con 316 voti a favore. Il presidente del Consiglio tira un sospiro di sollievo dopo i timori di defezioni nella maggioranza e l’assenza di due scajoliani che potevano comprometterne la tenuta, e rivendica il risultato, forse determinato anche dal “traino” dei radicali che, diversamente dal resto dell’opposizione, con la loro presenza han probabilmente garantito da subito il raggiungimento del numero legale. Sostenendo di “aver sventato la figuraccia dell'opposizione", dopo il voto il premier promuove due sottosegretari a viceministro ed incontra il presidente Napolitano, confermando per la prossima settimana il decreto sviluppo e una legge di stabilità con tagli ai ministeri che spargono lo scontento tra i ministri. Ma il capo dello Stato rimane preoccupato anche per il surriscaldamento del contesto politico generale, testimoniato anche dai lanci di uova da parte degli “indignados” fuori Montecitorio. E rinnova al governo l’appello a non esagerare con i voti di fiducia. Ma contano anche i dubbi di Bossi sulla durata del governo che, secondo il Senatur, potrebbe non arrivare al 2013. Casini considera il voto di oggi alla Camera come una “vittoria di Pirro”, aggiungendo che "nulla lascia presagire che da domani il governo riuscirà a governare" e che le elezioni si avvicinano. Bersani sentenzia: "Il governo morirà di fiducia. L'alternativa ora è rafforzata". E sicuro che il voto di oggi non sia bastato a ridare fiato alle prospettive di Berlusconi è pure Di Pietro: "Il governo non c'è più: non ha una maggioranza politica, ma solo numerica”, dice il leader dell’Idv.
Da Roma Francesco Bongarrà
Da Roma Francesco Bongarrà
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