La crisi dell’Ilva, con il ministro Cancellieri a temere per l’ordine pubblico e gli operai che occupano l’acciaieria di Taranto, ma anche le stime negative dell’Ocse sull’economia italiana ed il monito di Monti, secondo cui il sistema sanitario sarebbe a rischio se non si trovano nuove forme per finanziarlo, irrompono nel dibattito politico.
Tuttavia, a pochi giorni dal ballottaggio per la premiership del centrosinistra, sono ancora le primarie a dominare la scena. Il Pdl resta in preda al caos, in attesa delle prossime mosse di Berlusconi. Il Cavaliere sarebbe sempre più intenzionato a “rottamare” il Pdl facendo nascere, a propria immagine e somiglianza, un soggetto simile alla prima Forza Italia. Un progetto che non piace al partito: né ad Alfano che tira dritto sulle primarie, né agli ex di An, per i quali la scissione appare una prospettiva sempre più realistica.
Ma le acque non sono meno agitate nel centrosinistra, dove si consuma un vero e proprio scontro sulle regole per il ballottaggio. Renzi si becca una porta in faccia dai garanti delle primarie sulla propria richiesta di cambiare l’accesso al voto per il secondo turno; perché, gli viene spiegato, le regole non si cambiano a partita in corso. Il sindaco di Firenze non si abbatte: ed attacca Bersani, che bolla come “l’allenatore da cambiare quando la squadra perde”, sostenendo che con lui alla guida il Pd arriverebbe al 25%. Un’affermazione su cui Bersani dice di “non voler scommettere un centesimo”, contestando allo sfidante un’affinità con Berlusconi.
Sullo sfondo,la riforma della legge elettorale. L’approdo in aula slitta di una settimana, ma Pd e Pdl sarebbero vicini ad un’intesa su una mediazione proposta da Calderoli.
Da Roma Francesco Bongarrà
Tuttavia, a pochi giorni dal ballottaggio per la premiership del centrosinistra, sono ancora le primarie a dominare la scena. Il Pdl resta in preda al caos, in attesa delle prossime mosse di Berlusconi. Il Cavaliere sarebbe sempre più intenzionato a “rottamare” il Pdl facendo nascere, a propria immagine e somiglianza, un soggetto simile alla prima Forza Italia. Un progetto che non piace al partito: né ad Alfano che tira dritto sulle primarie, né agli ex di An, per i quali la scissione appare una prospettiva sempre più realistica.
Ma le acque non sono meno agitate nel centrosinistra, dove si consuma un vero e proprio scontro sulle regole per il ballottaggio. Renzi si becca una porta in faccia dai garanti delle primarie sulla propria richiesta di cambiare l’accesso al voto per il secondo turno; perché, gli viene spiegato, le regole non si cambiano a partita in corso. Il sindaco di Firenze non si abbatte: ed attacca Bersani, che bolla come “l’allenatore da cambiare quando la squadra perde”, sostenendo che con lui alla guida il Pd arriverebbe al 25%. Un’affermazione su cui Bersani dice di “non voler scommettere un centesimo”, contestando allo sfidante un’affinità con Berlusconi.
Sullo sfondo,la riforma della legge elettorale. L’approdo in aula slitta di una settimana, ma Pd e Pdl sarebbero vicini ad un’intesa su una mediazione proposta da Calderoli.
Da Roma Francesco Bongarrà
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