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"L'ISS non si tocca": la parola ai medici. Francesca Nicolini, "la nostra attività svuotata della sua anima"

Fari puntati su medicina di base e assenza del rapporto medico-paziente. "Il declino è partito con l'aziendalizzazione dell'ISS". Fondamentale personalizzare le terapie.

di Monica Fabbri
3 feb 2022

“L'Iss non si tocca”: il titolo della serata di Libera è un monito al Governo. Giuseppe Morganti parla di “crisi strutturale dei servizi” e di assenza di risposte e assistenza. Eppure – ricorda - “la capacità del sistema sanitario di essere vicino ai propri cittadini era invidiata da mezzo mondo”. Punta i riflettori sulla medicina di base, “spogliata anche della sua funzione di prevenzione”. Ma non è affidandosi a nuovi consulenti che si risolvono i problemi: “figure staccate dal contesto difficilmente possono trovare soluzioni adeguate”, avverte, preoccupato dai tagli dei servizi.



La parola passa ai medici. Francesca Nicolini, dopo anni a San Marino, da giugno lavora in Italia. “Nel corso degli anni – afferma - l'attività medica è stata svuotata della sua anima. Il medico di famiglia è diventato un puro e semplice burocrate che deve gestire e indirizzare senza però prendere iniziativa. I percorsi ai pazienti sono prescritti dall'alto, da persone che non hanno un'idea di cosa sia fare il medico, più attente alla riduzione dei costi”. Parole forti, dettate da una consapevolezza: “dal momento in cui l'iss è stata aziendalizzata, è partito il declino”. Approccio che definisce “sbagliato”, perché antepone budget e protocolli alla personalizzazione delle terapie. 



Massimo Rossini,
da ex primario e Segretario alla Sanità rimpiange i tempi in cui era forte il rapporto fra medico e paziente. “La catastrofe – dice - è avvenuta negli ultimi dieci anni”. Mette in guardia dalla commistione pubblico-privato: “Pensare che faccia risparmiare – afferma - è un'idiozia”. C'è poi chi, come Enzo Merlini della Csdl, parla di sfiducia nella sanità, soprattutto se diventa terreno di scontro politico, come avvenuto nell'ultimo Consiglio. Non manca un riferimento alla fuga dei medici: “se ne sono andati perché non riuscivano a fare il proprio lavoro”, chiarisce la Nicolini. Conferma Mattia Marzi di USL: “i professionisti del settore chiedono di essere coinvolti, ascoltati e di non subire ingerenze”. Nota poi il paradosso di un bando di concorso per reperire infermieri dall'estero, al quale ha riposto personale interno che aspira al tempo indeterminato. Più in generale Gianluca Montanari della Cdls, a fronte di una sanità che costa 90 milioni all'anno, invoca un progetto che non ripristini il passato ma che guardi avanti. Chiude il cerchio Giuseppe Morganti: “Quando i cittadini hanno a cuore quello che vogliono costruire, i progetti emergono. E' la strada giusta – conclude - anche per fare politica”.


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