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La scuola al tempo del Covid: riflettori su dad, precariato e riduzione dei plessi

Parola ad insegnanti e genitori. Renzi, "la politica quando parla di scuola ha un primo dovere: non rovinarla”.

8 feb 2022

La scuola al tempo del Covid al centro della serata pubblica di RF. In tempi di pandemia gli insegnanti si sono reinventati il mestiere. La didattica è cambiata, nel linguaggio è entrato il termine Dad. Ma quando a San Marino si parla di scuola, l'attenzione va inevitabilmente sullo spostamento delle elementari di Città. Una ferita che ancora brucia. “Il Governo ha deciso di non procedere più gradualmente. Il prossimo anno tutti gli alunni saranno trasferiti a Murata, plesso “che non dispone - afferma Anna Tina Rossi - di spazi adatti”.

Torna quindi in prima linea il gruppo “Per La Sorgente”, che lamenta il mancato coinvolgimento dei genitori. Valeria Stacchini parla di “errore strategico” delle istituzioni. Non convince neppure la motivazione del calo demografico, che non riguarda solo Città, ma tutto il territorio. “Si parla tanto di iniziative per ripopolare il centro storico – fa notare - e invece lo si spoglia di strutture e servizi, con il rischio di un effetto domino su tutto il polo scolastico”. Simona Casali teme le ricadute sociali nella vita del Castello, che si sta impoverendo culturalmente, non più attrattivo per le giovani coppie. “San Marino Città – afferma - ha perso parte del suo peso come capitale. La scuola era l'ultimo baluardo di resistenza”.



Affrontare l'emergenza del calo demografico con solo criteri di tipo economico denota, per Renato di Nubila, poca lungimiranza. La scuola è un polmone culturale non sostituibile nella vita di una città e di uno Stato. Invita a una diversa visione strategica e a coraggio politico: “È il momento di investire, non ridurre le risorse per scuola e ricerca”. “La Sorgente è il polo centrale della scuola primaria”, commenta il vice coordinatore di RF Fabrizio Perotto ed insegnante del plesso di Città. “Murata - rimarca - è zona periferica. Non esiste in nessun paese al mondo che dalla capitale si tolga la scuola primaria”. Scelta fatta, peraltro, senza coinvolgere i docenti – aggiunge - chiamati invece ad esprimersi se far morire la scuola un anno alla volta o trasferirsi in blocco.

Matteo Puerini, insegnante della scuola secondaria superiore, pone invece l'accento sulla fuga dei cervelli. “Se facessi politica – dice - mi preoccuperei di creare per i nostri ragazzi possibilità di carriera, ricerca, sviluppo, innovazione”. Un altro problema che definisce “strutturale” è quello del lungo precariato, che penalizza soprattutto le insegnanti donne, mentre si chiede alla professione sempre di più in termini di titoli di studio e corsi di formazione. “Trattare per 13 anni un lavoratore in modo disparitario – afferma - non è accettabile”.

Concetto ribadito da Nicola Renzi, che mette in guardia dal calo drastico delle professionalità dei docenti, tanto che nella scuola elementare c'è carenza di personale qualificato. “Non è creando insegnanti di serie a, b e c – avverte - che si migliora la scuola”. Ricorda le proposte di RF – per tre volte bocciate – sia sulla stabilizzazione che per automatismi di ingresso nei posti vacanti. Lo preoccupa la selezione all'ingresso attraverso concorsi, che rischierebbero di penalizzare chi lavora nella scuola da oltre dieci anni. Così come teme interventi sullo status economico e contrattuale dell'insegnante, “cosa mai successa nella storia recente”. “La politica quando parla di scuola – dice - ha un primo dovere: non rovinarla”.






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