Il governo Monti vara la riforma del mercato del lavoro, ma si annuncia impervio il percorso parlamentare del testo che per il governo è "lungamente atteso dal Paese e fortemente auspicato dall'Europa". Alla fine l’Esecutivo abbandona la linea dura del decreto legge a cui Monti pensava e che il Pdl auspicava, per orientarsi sul disegno di legge: uno strumento aperto, che consentirà ai partiti di mettere le mani sul testo approvato “salvo intese” da Palazzo Chigi. Una scelta rispettosa per il Parlamento e che piace al presidente del Senato Schifani, il quale però ammette la necessità per l’Esecutivo di ricorrere a decreti e fiducie. L’obiettivo del governo è incassare l’ok definitivo alle misure entro l’estate: ma la Cgil non ci sta, conferma lo sciopero generale e chiede sostegno al Pd.
La riforma, che contiene una serie di cautele, viene difesa a spada tratta, oltre che naturalmente da Monti, dal presidente Napolitano.«Non credo che stiamo per aprire le porte a una valanga di licenziamenti facili, sulla base della modifica dell'articolo 18”, sostiene il capo dello Stato che ora guarda fiducioso al percorso parlamentare del testo. «Si confronteranno preoccupazioni e proposte, e sono convinto che si arriverà ad un risultato di cui si potranno riconoscere meriti e validità”, rileva Napolitano. Ma, dopo il no di Veltroni ai diktat di Monti, Bersani è perplesso, stretto anche dal “niet” sindacale. “Noi stiamo con i lavoratori”, ribadisce. E confermando la “generosita” del Pd verso Monti avverte: “in Parlamento si ragioni sull'art.18 e si cambi il testo. Altrimenti chiudiamo le Camere”. E la Lega con Calderoli promette “lotta senza quartiere”.
Da Roma Francesco Bongarrà
La riforma, che contiene una serie di cautele, viene difesa a spada tratta, oltre che naturalmente da Monti, dal presidente Napolitano.«Non credo che stiamo per aprire le porte a una valanga di licenziamenti facili, sulla base della modifica dell'articolo 18”, sostiene il capo dello Stato che ora guarda fiducioso al percorso parlamentare del testo. «Si confronteranno preoccupazioni e proposte, e sono convinto che si arriverà ad un risultato di cui si potranno riconoscere meriti e validità”, rileva Napolitano. Ma, dopo il no di Veltroni ai diktat di Monti, Bersani è perplesso, stretto anche dal “niet” sindacale. “Noi stiamo con i lavoratori”, ribadisce. E confermando la “generosita” del Pd verso Monti avverte: “in Parlamento si ragioni sull'art.18 e si cambi il testo. Altrimenti chiudiamo le Camere”. E la Lega con Calderoli promette “lotta senza quartiere”.
Da Roma Francesco Bongarrà
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