San Marino ha annunciato in autunno la volontà di adottare un codice semplificato sul lavoro, in due mesi un gruppo di esperti l'ha messo a punto e sta per essere presentato ufficialmente "con l'intendimento di avviare un iter parlamentare che consenta il suo varo nel giro di altri due mesi". Per il giuslavorista Pietro Ichino è probabilmente l'intento che aveva anche Matteo Renzi quando durante la campagna per le primarie aveva annunciato la possibilità di riscrivere il codice del lavoro in tre mesi e ora "deve dire chiaramente che cosa lo ha indotto a modificare il programma, dove è l'intoppo che rende necessario questo rinvio, a quali esperti intende affidare il compito e con quali direttive fondamentali". Renzi, dice, "può chiedere tempi un po' più lunghi di quelli annunciati in campagna elettorale; ma deve chiarire: per fare che cosa e con chi? Altrimenti, il tempo che chiede rischia di apparire come un cedimento a chi - anche nel suo partito - le riforme incisive a cui lui pensa non le vuole affatto e punta a differire per insabbiare". Ichino ricorda che anche il governo Letta aveva inserito nel documento "Destinazione Italia" il Codice semplificato del Lavoro, un capitolo centrale del Jobs Act di Renzi: "Sennonché - osserva - nei quattro mesi seguenti non ha fatto nulla per realizzarlo. Perché è accaduto che i dirigenti del ministero del Lavoro manifestassero perplessità circa la realizzabilità di questo obiettivo e che - dobbiamo ritenere - il titolare del dicastero in carica non abbia ritenuto di far prevalere la volontà politica del Governo su quelle perplessità". Dare spiegazioni chiare è "l'unico modo in cui Renzi può evitare che l'allungamento del termine venga letto come una disponibilità all'allungamento del brodo, come un compromesso assai poco 'renziano' con chi nel suo stesso partito sostiene che, in materia di lavoro, 'semplificazione equivale a precarizzazione'".
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